Si è ormai entrati nell’ultimo quarto del 2019 e si approssima sempre di più il momento in cui le società quotate in Borsa dovranno affrontare il momento cruciale delle scadenze fiscali di fine anno.
Il periodo delicato della fine dell’anno è un eccellente momento per gli investitori, che possono correggere le proprie operazioni, dedicarsi alle ultime fulminee speculazioni o iniziare a progettare l’operatività che li caratterizzerà nel 2020.
Per molti potrebbe segnare un nuovo inizio: se non lo si è ancora fatto, la fine dell’anno potrebbe essere il momento migliore per decidersi e iniziare ad informarsi su come investire in Borsa, in modo da farsi trovare pronti agli inizi di gennaio.
Chiunque abbia un po’ di dimestichezza nel settore, infatti, sa benissimo che con la pubblicazione dei bilanci le quotazioni delle azioni delle società subiscono oscillazioni correttive significative, molto proficue per chi sa leggerle in tempo. Chi desiderasse approfondire l’argomento, tenga a mente che qui è spiegato come investire in borsa.
Come investire in Borsa nel 2020
Gli investimenti in Borsa nel 2020 vedranno un ulteriore e significativo aumento del numero di utenti presso le principali piattaforme di trading online. A rivelarlo sono numerosi sondaggi che hanno analizzato il flusso di persone che nel 2019 si sono affidate ad un broker per realizzare i propri investimenti.
Rispetto all’anno uscente, infatti, quello che verrà vedrà una maggior convenienza delle offerte delle piattaforme non bancarie rispetto alle soluzioni tradizionali di investimento, rappresentate dalle banche e dai fondi di investimento.
La partita tra banche e broker è destinata a chiudersi presto, a favore di questi ultimi: dopo l’esplosione dei servizi di Internet Banking, infatti, gli enti finanziari hanno praticamente finito le carte da giocare in loro possesso.
L’unica soluzione rimasta sarebbe rimodellare completamente il loro modello di investimento, rendendolo più conveniente per i piccoli investitori, ma si tratta di una riconfigurazione assolutamente improponibile.
Le banche non rinunciano alle commissioni
Il modello di investimento delle banche non si dice pronto a rinunciare al proprio bacino storico di utenza: piuttosto che avvicinarsi alle esigenze dei piccoli investitori, esse preferiscono continuare sulla linea tradizionale e elargire servizi di consulenza finanziaria esclusivamente a chi può permetterselo.
I costi di commissione sono il grandissimo scoglio da superare che non verrà, di fatto, modificato nel prossimo anno. Si tratta di addebiti sulle operazioni di circa 10 euro per i titoli italiani e 15 per quelli stranieri. Costi, questi, che impediscono agli investitori di ricavare profitti sufficienti se non vengono investite cifre dell’ordine di decine di migliaia di euro.
In questo scenario, l’offerta a zero commissioni dei broker continua ad essere la più popolare tra gli utenti medi, mentre l’assistenza clienti messa in campo da queste piattaforme ha ormai raggiunto e superato gli standard dei concorrenti bancari. In poche parole: vittoria netta!
Come ricavano profitti i broker
Rispetto alle banche, che preferiscono ricavare profitti tramite le commissioni, le piattaforme di trading online preferiscono una soluzione più innovativa.
Il loro profitto viene ottenuto attraverso i pips. Un pip indica la quarta cifra decimale del valore di un asset. Ad esempio, se si prende la quotazione della coppia EUR/CHF, una delle maggiori coppie di valute scambiate sul Forex Market, essa è pari a 1,10170. In questo caso i pip sono 7.
Ebbene, ogni volta che un broker propone un investimento indica allo stesso tempo anche il costo dell’operazione in pip. Si tratta di un costo di sola apertura ed è assolutamente irrisorio per qualsiasi portafoglio. La coppia EUR/CHF, ad esempio, può essere offerta al costo di 3 pip, il che significa che alla fine dell’operazione e non in occasione della sua apertura e della sua chiusura, esso terrà per sé 0.0003 euro.
Si lascia al lettore stabilire la differenza tra 10 euro e 3 pip!