Genova. Un centinaio di persone tra portuali del Calp e associazioni tra cui Emergency e Amnesty international ha partecipato questo pomeriggio a un presidio sotto la Prefettura di Genova per chiedere al governo di chiudere i porti alla guerra, in particolare alla flotta delle navi saudite della Bahri che cariche di armi e munizioni destinate alla guerra in Yemen transitano mensilmente dallo scalo genovese.
“Pretendiamo che il lavoratori del porto di Genova – spiega José Nivoi del Collettivo autonomo lavoratori portuali – non siano impiegati nelle navi dove si trasportano armi, esplosivi e carri armati perché sta diventando anche un problema di sicurezza personale. Per questo chiediamo che all’interno del porto di Genova non transitino armi che vanno sui teatri di guerra per offendere popolazioni civili come nel caso dello Yemen”.
Giovedì un gruppo di portuali del Calp si è recato nella sede dell’autorità di sistema portuale mentre era in corso una riunione: “Abbiamo detto a gran voce che per colpa di chi non rispetta determinati criteri nel porto di Genova – spiega il lavoratore – le conseguenze le pagherà con uno sciopero e con eventuali blocchi anche chi nel porto porta profitti, lavoro e sta nelle regole delle leggi internazionali. Ci sembra che il messaggio sia stato recepito, in particolar modo dagli armatori. Da lì poi abbiamo lanciato il presidio di oggi per sensibilizzare lo stato italiano affinché prenda una decisione convinta sul blocco delle armi e delle esportazioni verso l’Arabia saudita, come già deciso in altri Paesi europei”.