Genova. È lì da più di un mese, precisamente dal 20 ottobre. Da allora nessuno ha fatto nulla, nessuno l’ha messa in sicurezza. Una grossa frana in località Costa d’Erca, sulle alture di Fabbriche nell’entroterra di Voltri, incombe sospesa sul viadotto Canaletta dell’autostrada A26, appena riaperta dopo la clamorosa chiusura per verifiche tecniche decisa da Autostrade su input della procura. E su quel fronte, che minaccia di muoversi ancora, verranno installati a breve dei sensori.
La frana, ben visibile da chi transita in direzione Genova, è stata segnalata in questi giorni sui social da automobilisti allarmati dopo il crollo del viadotto della A6 tra Savona e Altare. Il distacco risale all’ondata di nubifragi che in quelle ore avevano messo in ginocchio la valle Stura: il terreno era venuto giù lungo il canalone scavato dal rio che dà il nome al ponte, e a fermare la colata di fango e pietre era stato proprio uno dei piloni che sorreggono l’impalcato.
Sul posto erano andati in ispezione i tecnici di Autostrade insieme ai geologi del Comune. “Il fenomeno – spiega la società in una nota – non ha destato preoccupazione perché dalle verifiche effettuate, se pure scendesse ancora verso valle, si incanalerebbe tra due delle pile del ponte sulla A26″. Possibile un episodio disastroso come quello di Savona? Secondo la direzione del primo tronco no, perché “tutte le pile sono montate sui cosiddetti ‘pozzi di fondazione’, caratterizzati da una notevole profondità nel terreno”.
Intanto però Autostrade farà installare sul versante alcuni sensori per monitorare i movimenti del terreno. In caso di pericolo scatterà una sirena, “un sistema sonoro che allerti i lavoratori presenti circa eventuali spostamenti della frana in discesa dal monte”. A quanto afferma la società, infatti, serviranno solo a garantire la sicurezza degli operai impegnati nei lavori di messa in sicurezza del rio Canaletta, uno dei corsi d’acqua che avevano creato danni nel 2014 quando l’intera zona di Fabbriche era stata colpita da un’alluvione con numerose frane ed esondazioni.

Tuttavia quel fronte, secondo gli esperti, non è storico ma risale a poco più di un mese fa. Nelle ore successive al crollo quattro abitazioni erano state evacuate in via precauzionale, anche perché il rio è stato ostruito da alcuni massi e adesso potrebbe esondare vicino a una proprietà privata. Con l’ondata di maltempo degli ultimi giorni un’altra porzione di terreno si è staccata poco più a sud, nei pressi di via dei Giovi Superiore, segno che quel versante è particolarmente fragile.

Ad oggi nessuno può assicurare che quella frana non si muoverà più. Per averne la garanzia servirebbe un intervento molto complesso che costerebbe al Comune circa mezzo milione di euro, secondo le stime dei tecnici. Soldi che per ora non sono disponibili, così come non esisterebbero gli estremi per attivare una somma urgenza. Anche perché quel terreno, che comunque non appartiene ad Autostrade, è in parte pubblico e in parte privato, ingrediente che da solo basta generalmente a bloccare i lavori per mesi e mesi.
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