Genova. Materassi, divani, cuscini, coperte. Lavatrici, televisioni, frigoriferi, vecchi mobili. Scooter, scheletri d’auto, pneumatici, carcasse, lamiere corrose dalle intemperie. E poi rumenta indistinguibile, giù a perdita d’occhio.
È vasta la gamma degli oggetti che si possono trovare in via al Poligono di Quezzi, strada che attraverso i boschi conduce al tiro a segno nazionale dove ancor oggi ci si allena a sparare con armi da fuoco. Lì sotto c’è la stretta valle del rio Finocchiara, uno dei rami che formano il Fereggiano, ben più a monte dello scolmatore.
Il problema non si limita alla sporcizia e al brutto spettacolo. Con le forti piogge i rifiuti vengono trascinati lungo il versante, percorso da innumerevoli rigagnoli che spingono a valle i detriti. E rischiare che nel torrente ci finisca qualche elettrodomestico o pezzo di automobile, magari durante una piena, non è il massimo della sicurezza.
Tutto questo accade alla vigilia di un anniversario tragico, quello dell’alluvione del 2011. “Purtroppo lo sappiamo, l’ultima mozione l’abbiamo presentata la scorsa estate”, racconta il presidente del municipio Bassa Valbisagno, Massimo Ferrante. Lui dice che non può farci nulla: “Ho contattato Amiu e mi ha risposto che la pulizia delle scarpate non è compresa nel contratto di servizio. L’unica soluzione è che il Comune paghi di tasca sua un intervento apposito. Oppure che ci pensi qualche cittadino di buona volontà. Nel precedente ciclo amministrativo queste cose le facevamo noi, oggi con un conto capitale da 280mila euro è impossibile”.
Del resto la discarica abusiva è diventata negli anni una specialità del luogo. Nessuno a Quezzi si ricorda quando sia comparsa la prima volta. La location si raggiunge facilmente da Pedegoli: oltrepassate le case “dei tranvieri” si percorre un tornante, si costeggia un autosilo di recentissima costruzione e poi via nel paradiso degli svuota-cantine abusivi o semplicemente degli incivili che devono disfarsi della roba inutile. Aiuterebbe forse l’installazione di telecamere o foto-trappole, come quelle adottate in altri quartieri e comuni liguri, per pizzicare in flagrante i furbetti del rifiuto ingombrante.
Come detto, in gioco c’è anche la sicurezza idrogeologica. Soprattutto perché, come ha ricordato più volte Ferrante, “mancano ancora le briglie selettive per impedire che i detriti ostruiscano l’imbocco dello scolmatore”. E uno dei punti critici è proprio il rio Finocchiara, dominato dall’ex cava Italcementi e interessato nel 2011 da una colata di fango che contribuì all’esondazione del Fereggiano. I lavori sono già finanziati, 1,3 milioni di euro avanzati dalla costruzione della galleria che devia il torrente verso corso Italia, ma non sono ancora partiti poiché l’iter in consiglio comunale si è concluso solo poche settimane fa.
Intanto la discarica a cielo aperto in via al Poligono di Quezzi incombe sulle vecchie case della borgata, già in parte devastate otto anni fa dalla furia del rio Finocchiara. “Speriamo che si faccia avanti qualche volontario – supplica Ferrante -. In via del Camoscio c’era una situazione simile e grazie ai cittadini l’abbiamo ripulita, ho pregato Amiu che ci mettesse a disposizione almeno gli scarrabili, il municipio ha fornito attrezzi e guanti”.
Di certo non sarebbe la prima volta che qualcuno pulisce invano. Molti, poi, sono rifiuti ingombranti e calarsi nel bosco non è impresa facile. Più volte negli anni il Comune di Genova ha stanziato risorse per la bonifica di discariche abusive (l’ultima volta nel 2015 con un piano di pulizie straordinarie da 1,7 milioni). Ma l’inciviltà è sempre più veloce a marcare il territorio. E a vanificare le opere per renderlo più sicuro.