Genova. “Succede che sali su un autobus con la tua classe per un’uscita didattica, succede che il viaggio è abbastanza lungo, succede che cerchi di sistemare i bambini in modo di averli tutti sotto controllo. Loro sono diciannove, noi insegnanti in tre. Succede che uno di loro finisca vicino ad una signora, lui non è bianco, non è italiano, ed è disabile, parla pochissimo, ma ha gli occhi buoni, intelligenti, guarda fuori dal finestrino, è felice di essere con la sua classe, noi che lo conosciamo lo sappiamo“. Inizia così il racconto di Penny, ovvero Cinzia Pennati, 45enne genovese, scrittrice ma anche insegnante da 20 anni, sul suo blog sosdonne.
Quello che succede dopo quelle prime righe è qualcosa di agghiacciante e di molto triste, tanto più che siamo nel 2019 e tanto più che l’oggetto di un chiaro esempio di razzismo è un bambino, ed è un bambino disabile.
In sintesi, ma vi consigliamo di leggere il racconto di Cinzia “Penny” Pennati (perché è scritto bene, e perché rende l’idea di quanto gli esseri umani sappiano essere spietati), una passeggera ha chiesto alle maestre di “toglierle da vicino” il bambino disabile, di colore, naturalmente dopo aver detto ad alta voce che “manco pagano il biglietto, quelli lì”.
Il racconto, vita vera, prosegue con la reazione della docente e delle sue colleghe, che provano a far ragionare l’anziana (con scarsi risultati) e con il riassunto, in classe, di un altro bambino che, semplicemente, afferma: “la signora era razzista“.
La storia, pubblicata sul blog e sui social, in poche ore ha già fatto centinaia di condivisioni e raccolto moltissimi commenti. La maggior parte sono frasi di solidarietà alle maestre e al bambino, ma ci sono anche piccoli racconti simili. Il quadro che emerge non è quello che un’insegnante di scuola elementare vorrebbe raccontare ai suoi alunni, ai suoi figli, a tutti.