Genova. Viaggia in acque torbide il NaveBus, il servizio di trasporto pubblico che da dieci anni collega via mare Pegli e il Porto Antico. Il 2019 si chiude addirittura in rosso: a fronte di un finanziamento complessivo di 320mila euro, messi in parte dalla Regione e in parte dal Governo con risorse del decreto Genova, i costi di esercizio ammontano a 440mila euro, con uno squilibrio complessivo di 120mila.
“Vogliamo mantenere il NaveBus e potenziarlo in chiave turistica“, assicura l’assessore alla mobilità Matteo Campora nel corso di una commissione convocata a Tursi con rappresentanti di Amt e del consorzio Liguria via Mare che gestisce la linea con un appalto rinnovato di anno in anno. “E’ giusto riequilibrare le servitù patite a Ponente con maggiori servizi, anche se è necessario integrarli dal punto di vista economico”. In altre parole il Comune o la Regione – ancora non è deciso – ci metteranno i soldi che mancano.
Ma il NaveBus, invocato a più riprese come soluzione ai problemi del traffico anche per altre zone del litorale cittadino, non ha mai preso il largo. Le statistiche, riportate dalla direttrice d’esercizio di Amt, Ivana Toso, parlano chiaro. Negli ultimi due anni, col servizio potenziato di 10 corse per l’emergenza Morandi (6 nei feriali, 2 sabato e domenica) sono saliti a bordo circa 110mila utenti. Ad agosto la frequentazione media registrata è stata di 52 passeggeri a viaggio, a gennaio è scesa fino a 21. Il battello utilizzato ha una capienza di 300 posti. Facile capire perché i conti siano così impietosi.
Ma perché i genovesi, popolo di navigatori, non scelgono l’autobus marino? Forse perché una corsa su cinque salta a causa delle condizioni meteo. “Il problema è che molo Archetti, trovandosi proprio nel punto in cui si apre la diga foranea, è troppo esposto al libeccio e ai venti da sud – spiega Antonio Cirillo, presidente del consorzio -. La risacca fa oscillare l’imbarcazione e crea problemi di sicurezza nella salita e discesa dei passeggeri”. Da anni si parla di lavori per proteggere lo scalo, ma ad oggi non esistono progetti veri e propri e non sono noti i possibili costi. Insomma, l’ostacolo ancora una volta è di tipo infrastrutturale ed economico.
Ma anche sul lato finanziario il NaveBus imbarca acqua. All’esordio la Regione lo supportava con 700mila euro all’anno. Poi i tagli dallo Stato hanno costretto a stringere le maglie: 350mila euro. Che dal 2014 si sono ridotti ulteriormente a 270mila. Nell’ultimo anno i 120mila euro arrivati col decreto Genova hanno coperto parzialmente il potenziamento del servizio, ma dall’anno prossimo i fondi torneranno quelli di prima e l’orario andrà ritarato sulle risorse disponibili. “Ma non escludiamo di metterci qualcosa noi”, chiosa Campora.
Due, insomma, sembrano le chiavi per dare un senso al bus portuale genovese. Da una parte una spinta decisiva sulla protezione turistica del Ponente cittadino, col NaveBus che potrebbe diventare a sua volta un’attrazione. Ma soprattutto l’adeguamento del molo Archetti, che da solo basterebbe a proteggere la linea dalle onde e dal vento, visto che “tutto il percorso è protetto all’interno della diga foranea”, ricorda Cirillo. Al momento, però, manca l’interlocuzione con l’Autorità portuale, che non si è neppure presentata in commissione.