Genova. Gli uomini del primo gruppo della guardia di finanza sono stati oggi nella sede di Spea di Genova per acquisire i documenti e i report sui viadotti Fado e Pecetti, in A26, parzialmente chiusi ieri sera dopo che i consulenti della procura avevano rilevato gravi ammaloramenti.
La finanza ha preso documenti cartacei e su file per ricostruire le modalità con cui i report venivano eseguiti e come mai i voti erano sempre stati più bassi rispetto a quelli poi realmente riscontrati.
Il Fado e il Pecetti (voti passati da 40 a 70 da giugno a settembre) non sono gli unici sorvegliati speciali della procura che, parallelamente all’inchiesta sul Morandi crollato il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone, indaga sui falsi report: si tratta di una indagine che vede coinvolte una ventina di persone tra dirigenti e tecnici di Aspi e Spea (la società che si occupava dei monitoraggi per Autostrade), per le quali la procura ha chiesto e ottenuto arresti domiciliari e interdizioni.
Sotto la lente dei magistrati sono finiti il viadotto Vegnina (A26, passato da 50 a 60), viadotto Coppetta (A7 da 50 a 70), Ponticello ad Archi (A10 da 50 a 70), sottovia Schiantapetto (A10 da 50 a 60), viadotto Biscione (A26 da 50 a 60), ponte Scrivia (A7 da 50 a 70), ponte statale del Monferrato (A26 da 50 a 60). E, ancora: Rocce Nere (A26, rimasto a 50), il Bormida (A26 adesso a 70), lo Stura 5 (A26 voto 50). Infine, ci sono il Gargassa (A26), il Busalla (A7), il Coppetta (A7, voto 70), il Veilino, il Bisagno e il Sori (tutti in A12).