Tensione

Ex Ilva, Manganaro: “Patuanelli getta benzina sul fuoco. Pronti a scendere in strada, nessuno chiuderà Genova”

Domani mattina lavoratori in piazza De Ferrari in contemporanea con il tavolo convocato dal governatore Toti

ilva

Genova. “Le dichiarazioni del ministro Patuanelli gettano benzina sul fuoco e rappresentano l’ennesimo atto di guerra dichiarata a Mittal ma anche ai lavoratori perché da un lato dice che non esiste il diritto di recesso dal contratto e dall’altro si rende disponibile a una montagna di cassa integrazione”. E’ il commento del segretario genovese della Fiom Bruno Manganaro alle dichiarazioni del ministro per lo sviluppo economico Stefano Patuanelli comparse sulla sua pagina Facebook. Patuanelli in un lungo post ribadisce che “non esiste alcuna clausola di recesso legata al cosiddetto scudo penale. Esiste una clausola di recesso in caso cambi il piano ambientale”.

Inoltre il ministro 5S ha dichiarato: “non permetteremo ad Arcelor Mittal di ricattare lo Stato italiano mettendo sul piatto oltre 5 mila esuberi. Gli impegni vanno mantenuti e i cicli produttivi in flessione possono essere accompagnati con strumenti di sostegno, non licenziando le persone. Specialmente quando un anno prima si è firmato un accordo per la piena occupazione”.

“Con questa dichiarazione – aggiunge Manganaro – con cui fra l’altro non spiega come evitare che i dirigenti Mittal, i tecnici o i commissari ricevano avvisi di garanzia per Taranto – le possibilità rompere definitivamente con Mittal domani sono enormi”.

E se Mittal andasse via per il segretario genovese della Fiom è praticamente impossibile immaginare una nuova cordata: “Chi mai potrebbe andare a Taranto in questa situazione?”. L’unica alternativa “potrebbe essere la nazionalizzazione dell’Ilva ma servono miliardi e dieci anni di tempo per riconvertire Taranto. Per noi al momento le condizioni devono essere il rispetto del contratto da parte di tutti in modo che Mittal con la tutela penale metta in sicurezza Taranto”.

Intanto domani mattina a Genova è stato fissato l’incontro in Regione per l’apertura di un tavolo sulla crisi che si è aperta ieri con l’annuncio di Mittal: “Domani diremo che siamo contenti ovviamente se le istituzioni genovesi e la città si stringono a sostegno dell’Ilva, ma che se il lavoro a Genova si fermerà noi scenderemo in strada perché nessuno, né il Governo né Mittal può chiuderci la fabbrica”.

Per i sindacati, se non arriveranno navi da Taranto, ci sarà lavoro ancora per qualche giorno, poi gli operai usciranno dalla fabbrica per scendere in piazza.
Domani intanto l’rsu ha dato appuntamento a tutti i lavoratori di Mittal che non sono in turno e a quelli in cassa integrazione, in piazza De Ferrari alle 10.30.

“Oggi dobbiamo salvare il lavoro di Genova, di Novi Ligure e di Taranto – ha detto questa mattina il governatore Toti a margine del consiglio regionale – è un’azienda strategica a livello nazionale che viene chiusa per la propaganda del Movimento 5 Stelle che insegue ancora una volta desideri irrealizzabili, spinti da un ambientalismo male interpretato e totalmente inutile a questo paese e alle persone”. Alla domanda se è disposto a scendere in piazza con i lavoratori di Genova Toti ha risposto: “Sarò in piazza ovunque si vada in piazza per difendere il lavoro. Si fa un tavolo di crisi sull’automobile al Mise e poi lo stesso governo chiude le aziende che fanno il materiale per produrre le automobili. Siamo al circo equestre, allo sbando più totale”

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