Genova. “L’accordo di programma è la nostra ultima trincea. Sappiamo che la situazione è disperata, ma sappiamo bene che è meglio una lotta disperata che una disperazione senza lotta”. Lo ha detto il coordinatore dell’rsu Arcelor Mittal Armando Palombo, nel suo intervento davanti al consiglio regionale monotematico convocato per fare il punto sulla vicenda ex Ilva. Palombo ha ribadito che Genova non è ancora scesa in piazza perché al momento non c’è un obiettivo e la situazione è troppo confusa, ma che i lavoratori sono pronti a difendere salario e lavoro.
Alla fine il consiglio ha votato all’unanimità un ordine del giorno che impegna la Giunta Toti ad intervenire presso il Governo per “assicurare il mantenimento della filiera dell’acciaio in Italia” e soprattutto a “considerare una forma di tutela legale e penale in una nuova formulazione valida erga omnes per non offrire alcun pretesto di natura giuridica ad Arcelor Mittal per giustificare il recesso“.
La Liguria invita il Governo a “chiedere ad Arcelor Mittal il rispetto delle intese siglate” con lo stesso esecutivo e i sindacati, “assicurare che gli altoforni di Taranto non vengano spenti qualunque sia l’esito delle trattative in corso”, garantire il rispetto dell’Accordo di programma del 2005 sulla salvaguardia occupazionale nello stabilimento di Genova Cornigliano, “garantire il mantenimento e lo sviluppo dell’unità produttiva di Genova Cornigliano”. Infine ad attivarsi affinché venga attuata la bonifica dall’amianto della ex centrale termica di Genova Conrigliano.
Rispetto alla situazione di Taranto Palombo ha spiegato che “A Fos sur mer e a Dunkerque, il ciclo integrale c’è con le migliori tecnologia e non si capisce perché non possa essere fatto lo stesso a Taranto. Così l’Italia rischia di diventare l’unico paese del G7 senza un ciclo integrale dell’acciaio”.
Per quanto riguarda Genova il coordinatore dell’rsu ha ricordato come lo stabilimento di Cornigliano sia l’unico in Italia a produrre la latta. Il mercato italiano ne assorbe 800 mila tonnellate l’anno, noi ne produciamo 100 mila perché in questi anni non si è voluto investire”.
Ad intervenire anche Fabio Ceraudo della Uilm: “Se Mittal abbandona sarà un disastro sociale – ha detto – e in questa situazione il governo deve affrontare la situazione con forza”. Rocco Genco, delegato Fim Cisl, ha ricordato che “i lavoratori della siderurgia a Genova hanno già pagato visto che abbiamo perso del 2005 1700 posti di lavoro”. Anche per Genko resta importante che sia mantenuto il ciclo integrale dell’acciaio “perché in assenza non saremmo più competitivi sul mercato”.
Per l’ex Ilva “c’era un piano di ambientalizzazione, c’era un accordo, un contratto, prevedeva uno scudo legale. Quello scudo è stato abolito col voto del M5s ma anche del Pd, di Italia Viva, di tutti coloro che adesso piangono lacrime di coccodrillo”. ha detto il presidente della Liguria e leader di Cambiamo, Giovanni Toti, prima del consiglio regionale.
“Credo che Governo e Parlamento debbano solo rimediare a questo errore che è il prerequisito per tornare al tavolo, avere ragione e non consentire a Mittal di accampare scuse per rinegoziare a suo favore una condizione. Credo che si sia sbagliato per insipienza, per incapacità, per velleità ma peggio, anche per interesse elettorale di qualcuno”, ha attaccato Toti.
Ai lavoratori, ha concluso Toti, “diremo che Genova è l’esempio che ambiente e produzione possono essere conciliate, che l’acciaio è una produzione strategica, che non ci rassegneremo in quanto Regione Liguria, Giovanni Toti e centrodestra, a vedere un paese industriale declinare per scelte folli, ideologiche e sbagliate di un Movimento 5 Stelle al governo e di chi come Pd, Italia Viva e i loro alleati oggi hanno deciso supinamente di subire e seguire queste scelte”.