Genova. “Abbiamo segnalato i problemi relativi al rio per anni, le passerelle che ostruiscono il corso d’acqua, la soletta della strada troppo bassa, l’assenza di argini sufficientemente alti, ma nonostante la messa in sicurezza fosse prevista dall’agenzia Italia Sicura tutto si è fermato, il terzo lotto non è mai stato finanziato, e noi ci troviamo ancora una volta in ginocchio”.
A parlare è Mauro Zelaschi, del comitato spontaneo di Fegino, impegnato a togliere rami e altro materiale accumulato sulle ringhiere di una delle passerelle che attraversano il rio omonimo. “Valutiamo un esposto in procura nei confronti di quelle istituzioni da cui ci siamo sentiti abbandonati”. Nel frattempo, sono le 9 di mattina, si iniziano a vedere i primi mezzi di Aster inviati sul posto.
Siamo in Valpolcevera. Nella notte il rio Fegino è esondato già intorno all’una, poi in maniera più forte, riversando metri cubi di acqua, fango e detriti sulla strada, impercorribile, ma soprattutto nei piazzali e nei capannoni di tante aziende che qui hanno la loro sede.
Aziende per lo più medio piccole, che già nell’alluvione del 2010 avevano dovuto fare i conti con allagamenti e danni, e che di nuovo si trovano in ginocchio.
“E’ piovuto moltissimo, è vero – afferma Antonella Marras, altra storica esponente dei comitati, mentre si trova in sopralluogo nell’azienda di un parente – ma qui non è stato fatto nulla per evitare che si verificasse il disastro”.
Le ditte della zona, alcune collocate in area di fatto esondabile, hanno visto l’acqua salire fino a oltre mezzo metro, pezzi di tronchi, rifiuti, terra e fango hanno invaso i locali e danneggiato macchinari. L’acqua, in via Ferri, sopra al punto in cui il rio Fegino si immette nel Polcevera, è arrivata a superare il metro e mezzo, come si vede nei segni lasciati sui muri per strada.
Nella stessa strada da segnalare anche alcune auto trasportate dal torrente contro i guardrail e poi il salvataggio da parte dei vigili del fuoco di una persona che era caduta dentro un tombino sfondato.

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