Mismatch

Ecco i lavori che hanno un futuro assicurato in Liguria (ma che pochi giovani vogliono fare)

I risultati dello studio sui mestieri di 'dopodomani': su più di 100mila assunzioni oltre 46mila riguardano professioni manuali, 30mila nel digitale e 27.500 nella blue economy

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Genova. Avvocati, economisti, impiegati d’ufficio? Chi vuole trovare lavoro in Liguria nei prossimi anni si scordi tutto questo. Le professioni che hanno un futuro in questa regione hanno a che fare con attività manuali, mare, turismo e nuove tecnologie. E sul totale delle assunzioni programmate dalle aziende, una figura professionale su tre è difficile da trovare. È quanto emerge dallo studio “Il lavoro in Liguria guardando il Dopodomani” elaborato da Unioncamere sulla base dei dati del sistema Excelsior e con ulteriori analisi della Camera di commercio di Genova, presentato a margine del salone Orientamenti in corso al Porto Antico.

In Liguria nel 2019 le aziende hanno dichiarato di voler assumere 109.770 persone. Di queste ben 46.320, circa quattro su dieci, riguardano il settore del “saper fare“, perlopiù mestieri artigiani che necessitano di formazione professionale specifica e figure che operano nell’industria manifatturiera e nelle costruzioni. Al secondo posto c’è l’impresa 4.0, l’area più innovativa in assoluto dove a farla da padrone è il digitale con 30.760 contratti offerti. A chiudere il podio con 27.500 posti di lavoro disponibili è la blue economy, l’economia del mare, comparto in cui la Liguria è al primo posto in Italia per numero di imprese sul totale (9,4%).

Quali sono, dunque, i mestieri su cui i giovani dovrebbero puntare per costruirsi un futuro? A rispondere sono i dati riferiti al 2019 incrociati con le risposte fornite dalle aziende. Anzitutto la cantieristica navale: tra montatori, riparatori e attrezzisti servono 420 persone. Nei trasporti mancano 600 marinai e operai. Attenzione ai camerieri: quest’anno le aziende ne hanno cercati 14.250 e uno su quattro era difficile da reperire, soprattutto per mancanza di un’adeguata formazione.

Nell’industria c’è bisogno di addetti ai macchinari (il 60% si trova con difficoltà), meccanici (disponibili 1.740 posti di lavoro, quasi metà restano scoperti), idraulici, installatori di impianti elettrici. Tra le professioni del mare c’è spazio per elettricisti (7 su 10 si reperiscono a fatica), fabbri, fonditori. Alcuni lavori sono appena nati, eppure c’è già richiesta: il cyber security architect, il big data specialist, l’IoT engineer e l’artificial intelligence system engineer.

Insomma, in Liguria il lavoro c’è anche se non sembra. Solo che i percorsi formativi dei giovani si orientano su altre strade. Il problema è sempre lo stesso: il mismatchcioè il mancato incontro tra domanda e offerta di competenze. “Il 25% richiede la laurea, ma il 39% il diploma e il 22% la formazione professionale su cui continueremo a insistere – spiega l’assessore regionale alla formazione Ilaria Cavo -. La carenza è sui settori tecnici molto specifici e noi stiamo avviando diversi corsi, ad esempio con Fincantieri, ma bisogna aspettare che i giovani siano formati. In base alle necessità le possiamo implementare. Ma il tema è che a volte abbiamo difficoltà a creare le classi. È un problema di tipo culturale”.

“Prima di iniziare l’indagine abbiamo voluto confrontare l’andamento delle previsioni di assunzione dichiarate dalle nostre imprese e le assunzioni effettive registrate in Liguria per un periodo abbastanza lungo, da gennaio 2018 a settembre 2019, e la corrispondenza è impressionante”, spiega il presidente della Camera di commercio di Genova, Luigi Attanasio.

“I risultati presentati oggi confermano che la direzione è quella giusta – commenta l’assessore regionale al lavoro Gianni Berrino – I bandi che abbiamo presentato sono destinati proprio ai nostri giovani che oggi non lavorano. Quello sul turismo prevede 300mila euro a favore di tutte le imprese che assumeranno chi ha intrapreso i corsi di formazione”.

“Sbloccare la burocrazia che rende lento ogni processo, creare un sistema accogliente per le imprese e un sistema di tassazione che incentivi gli investimenti e un sistema di formazione professionale che faccia cresce quelle professionalità che domani e dopodomani serviranno per crescere.  Questa è l’unica ricetta che conosco per creare ricchezza”, ha concluso il presidente ligure Giovanni Toti.

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