Controproposte

Amiu a San Felice, il municipio rilancia: “Si valuti ex campo nomadi e spazi distretto produttivo”

D'Avolio: "Vorremo conoscere l'indagine di mercato che è stata fatta per arrivare a questa decisione"

campo rom nomadi via adamoli
Foto d'archivio

Genova. Non si placa il polverone suscitato dalla notizia della scelta da parte di Amiu Bonifiche di installare la propria sede negli spazi, in affitto, dell’ex Bullonital di San Felice: dopo la bocciatura di tutta l’operazione da parte dell’amministrazione municipale, arrivano la contro proposte.

“Non vogliamo dire solo dei no – spiega Roberto D’Avolio, presidente del Municipio IV Media Val Bisagno – anche perchè crediamo che questa operazione, se concertata con il territorio, potrebbe essere anche una buona occasione per riqualificare e rimettere in uso spazi, creando anche spazi per una piccola economia di zona”.

Da qua il rilancio, con le contro proposte: “Sono tanti i luoghi dismessi sulla sponda sinistra del Bisagno – spiega D’Avolio – che peraltro ha anche una viabilità migliore: in primis gli spazi dell’ex campo nomadi di via Adamoli, ancora abbandonato dopo la dismissione definitiva del 2014, che è di proprietà del comune, con un piazzale di 2mila metri quadri e adiacenze a capannoni e uffici, di proprietà privata, vuoti”.

L’area, dal 2016, grazie ad una mozione votata in consiglio comunale, grazia ad una variazione del Puc, è già destinata a parcheggio mezzi Amiu: “Anche per questo motivo non capiamo la scelta di San Felice, per la quale vorremmo conoscere e visionare i documenti dell’indagine di mercato che è stata fatta”.

Ma le opportunità non si limitano alla zona dell’ex campo nomadi: secondo il presidente di Municipio, tutto il distretto produttiva su sponda sinistra presenta diversi contesti, anche privati, vuoti e adattabili, la cui riqualificazione potrebbe essere un valore aggiunto per il quartiere: “Ci sono spazi che permetterebbero anche di ospitare insieme un dislocamento di Aster per la vallata”, cosa che permetterebbe anche una riduzione dei costi a livello amministrativo.

Insomma: occasioni in Val Bisagno, soprattutto a causa della crisi degli ultimi dieci anni, non mancano, e la scelta di San Felice sembra essere la meno condivisa da parte del territorio, salvo smentite: “Se la decisione fosse stata discussa, sono sicuro che si sarebbe trovata la soluzione migliore per tutti”. Rimangono, però, le perplessità di una location così distante dall’asset principale dell’azienda, che rimane la discarica di Scarpino, dall’altra parte della città.

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