E le promesse?

Ponte Morandi, solo 10 edili genovesi nel cantiere per la ricostruzione. Continua la crisi del settore

Imprese e sindacati puntano al “sottoponte” e alle grandi opere

Primo pezzo nuovo ponte varo
Foto d'archivio

Genova. “Per la ricostruzione di Ponte Morandi abbiamo lasciato il passo alle imprese che lo potevano fare presto e bene, anche se non rientravano tra le nostre aziende, ma adesso si apre la partita per il “sottoponte’, il progetto Boeri, e in questa devono entrare anche le aziende del territorio”.

Filippo Delle Piane, presidente di Ance, spiega così il motivo dell’assenza, se non per lavorazioni di contorni, delle imprese genovesi alla costruzione del ponte. Una scelta dettata dalla necessità di fare presto, per aiutare la città a rialzarsi, ma che ha avuto un costo che é pesato su imprese e lavoratori.

“Come organizzazioni sindacali abbiamo firmato protocolli anche innovativi con la struttura commissariale – spiega il segretario d Fillea Cgil, Federico Pezzoli – e con il consorzio per Genova. Però, al di là delle promesse, millantate, a oggi le ricadute occupazionali dirette non superano le 10 unità”.

Un dato che è la punta dell’iceberg di una situazione complessa che ha coinvolto tutto il comparto dell’edilizia e che, anche nel 2019, segna una forte crisi. A spiegarlo, in una conferenza stampa assieme a Dellepiane, i presidenti delle altre Associazioni delle imprese edili, Vito Mangano (Confartigianato costruzioni Genova) e Pasquale Meringolo (CNA Costruzioni Genova), e i segretari delle Organizzazioni sindacali, Andrea Tafaria (Filca CISL), Federico Pezzoli (Fillea CGIL) e Mirko Trapasso (Feneal UIL).

I numeri sono quelli di una emorragia di imprese e posti di lavoro che ha portato a un calo di 9.000 operai rispetto ai 26.000 circa iscritti nel 2009 alla cassa edile, una riduzione di oltre 60 ml./Euro annui di salario rispetto ai 250 ml/Euro del 2009 e con la chiusura di oltre 2.000 imprese iscritte rispetto alle 5.600 del 2009, circa una su tre.

Servirebbero le grandi opere, spiegano, come la Gronda, per la quale sono pronti a mobilitarsi, ma anche quelle più piccole legate all’edilizia sanitaria e scolastica, alla messa in sicurezza del territorio, alla rigenerazione urbana. Le categorie però, chiedono anche che finalmente possano partire le opere già pronte, come il nodo ferroviario, per il quale, però, serve un commissario straordinario.

“Lanciamo un appello al nuovo governo – spiegano i sindacati – Cioè di nominare un commissario che abbia il potere di far ripartire immediatamente i lavori. Questa è un’opera strategica anche per il Terzo Valico e qui rischiamo l’assurdo, perché non portare a termine i lavori per il nodo ferroviario genovese rischierebbe di creare uno incompiuta, di rendere inutile il Terzo Valico. Un commissario potrebbe scongiurare il rischio di una nuova gara, che vorrebbe dire altri due anni di attesa, che non ci possiamo più permettere”.

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