Genova. “Non abbiamo niente, ci hanno tolto la dignità. Abbandonati al nostro destino, nessun futuro, nessuna stabilità”. Parole amare, di chi davanti a sé non vede certezze, da 14 mesi a questa parte. A pronunciarle sono i lavoratori di quella che fu la ‘zona rossa’ di Ponte Morandi, ex dipendenti delle ditte Vergano, Lamparelli e Piccardo, 19 persone che ancora una volta rischiano di finire in mezzo alla strada.
Esclusi dalle garanzie del decreto Genova, a partire da gennaio dell’anno scorso erano stati assunti con un contratto annuale nelle partecipate del Comune: Aster, Asef, Amiu, Genova Parcheggi e Iren. Ma ora entro marzo vedranno terminare tutti il loro rapporto di lavoro. E per legge sarà impossibile rinnovarlo. Così come per legge è impossibile entrare a tempo indeterminato in società controllate da enti pubblici senza un regolare concorso.
“Il nostro obiettivo è avere lo stesso contratto di lavoro che avevamo prima che crollasse il ponte. Non lo abbiamo fatto cadere noi”, dicono fuori da palazzo Tursi prima di incontrare Piciocchi e i capigruppo del consiglio comunale. E proprio il ‘super assessore’ di Bucci aveva approntato una norma che autorizzerebbe le partecipate ad assumerli, “anche con contratti a tempo indeterminato, in funzione dei contingenti fabbisogni di personale delle medesime società”.
“Il nostro obiettivo è arrivare a un risultato entro Natale, ma questo dipende dal Governo che dovrà recepire la nostra norma – spiega Piciocchi -. Ad oggi, stante la normativa ordinaria, non è possibile assumerli”. E se palazzo Chigi non risponderà? “Sarà un grave problema perché non potranno più lavorare per noi. Ma non lasceremo a casa nessuno, studieremo un piano B”.
“Ma io ho la sensazione che tra un anno, quando il ponte sarà ricostruito e tutti i problemi saranno risolti, non ci calcolerà più nessuno. Se non lo otterremo ora non lo otterremo mai più”, si sfoga Marco Trucco, ex dipendente Piccardo. “Siamo pronti anche ad azioni eclatanti”, promette Emanuela Poggi che lavorava per la ditta edile Vergano.
Una boccata d’ossigeno è arrivata dalle donazioni, in tutto 121mila euro distribuiti dal Comune a loro favore, ed è in corso una trattativa con Autostrade per arrivare a un risarcimento soddisfacente (chiedono 36 mensilità). C’è tempo fino a Natale perché Roma batta un colpo recependo la deroga nella legge di stabilità. Altrimenti il futuro si colorerà ancora di nero.