Genova. Dal deserto di via Fillak alla promenade di corso Italia. Il miracolo si è compiuto per il ‘Maracaibo‘ di Ivan Spagnolo e della moglie Soreidis, venezuelana, che l’11 agosto aveva aperto con lui un locale di cucina tipica in via Fillak. Fuori, a pochi metri, l’enorme pila 10 del ponte Morandi. Dentro, appesa a un muro, la gigantografia del ponte General Urdaneta, anche quello costruito da Riccardo Morandi. Tre giorni dopo, la beffa incredibile. Il crollo, la chiusura, la disperazione.
A un anno e due mesi dal disastro il nuovo ‘Maracaibo’, aperto già dal 19 settembre, è stato ufficialmente inaugurato in corso Italia, vicino ai bagni San Nazaro, in un piccolo locale messo a disposizione dal Comune. “Ringrazio le istituzioni che mi hanno aiutato, altrimenti non ce l’avrei fatta – racconta Spagnolo, 40 anni, che è tuttora presidente del comitato dei commercianti della zona arancione -. C’è stato un momento in cui avevo perso la speranza. Abbiamo combattuto per un anno. Ora, invece, mi è tornato il sorriso. Qui è tutta un’altra cosa”.
Spagnolo ha usufruito complessivamente di 18mila euro derivanti da contributi volontari di Autostrade, donazioni raccolte dal Comune e un contributo concesso dalla Fondazione Antiusura. I muri del locale, che in realtà è solo un piccolo chiosco senza posti a sedere, sono di proprietà pubblica. E non è detto che il ‘Maracaibo’ possa stare qui per sempre. Ma per ora ci si gode il risultato.
Nel nuovo locale lavora la moglie 27enne – con cui ha un figlio, il piccolo Leonardo – con la sorella Soleidis e suo marito Alejandro. Hamburger, arepas, empanadas e altre specialità venezuelane compongono il menù.
Non tutti, però, sono riusciti a ripartire come hanno fatto loro. “Aspettiamo ancora aiuti perché così non ce la facciamo. Eravamo ancora ieri in Filse per chiedere informazioni sui nuovi bandi. Io continuo a combattere insieme ai miei”, conclude Spagnolo.