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Cile, nuova manifestazione di solidarietà a Genova: “Contro neoliberismo e partiti che difendono se stessi: un modello anche per l’Europa”

Dopo i morti e le violenze ieri a Santiago quasi due milioni in piazza per chiedere l'assemblea costituente

Genova. Nuova manifestazione questo pomeriggio a Genova in solidarietà con il popolo cileno dove ieri quasi due milioni di persone sono scese in piazza per chiedere al presidente Piñera di andarsene e chiedere l’assemblea costituente. A Genova nel secondo presidio organizzato in pochi giorni dal Comitato genovese di solidarietà con il Cile hanno partecipato quasi 300 persone che da piazza De Ferrari hanno anche dato vita a un piccolo corteo fino a Caricamento.

A fare il punto della situazione nel suo Paese è Kiangpo Hau che a Genova vive e lavora da molti anni: “La gente dopo 30 anni di neoliberismo si è stancata. – spiega – e tutti i movimenti sociali ambientalisti, indigeni, quelli dei lavoratori e degli studenti si sono uniti e si sono presi le strade. La risposta del governo di destra di Sébastian Piñera è stata quella di mandare i militari per le strade, uccidendo, torturando e facendo quello che la destra sa fare quando ha paura, ma dopo tanti anni la gente ha smesso di avere. paura”. Per Kiang “la questione è che in un Paese come il Cile con la storia che tutti conoscono portare i militari per le strade è una provocazione che non si può fare e questo ha unito due generazioni, quella che ha vissuto la dittatura e quella dei giovani”.

C’è anche un aspetto nuovo in queste grandi manifestazioni di piazza che in questi giorni attraversano Santiago: “Dal mio punto di vista – spiega – una delle cose più interessanti del grandissimo corteo di ieri a Santiago, il più grande nella storia del nostro Paese, non c’erano bandiere politiche. Penso che questo possa essere un modello interessante per altri Paesi dell’America latina anche per l’Europa perché anche qui le persone sono scontente del sistema attuale dei partiti che pensano solo al loro interesse o a quello delle oligarchie”.

Intanto rispetto al Cile resta tuttavia l’incertezza su cosa accadrà: “La gente chiede un’assemblea costituente, ma perché questo accada il presidente deve rinunciare quindi ci sono due strade o arriva l’assemblea costituente oppure se continuano le manifestazioni c’è il rischio che i militari si riprendano le strade e sarebbe un grave problema”.

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