Genova. Anche in Liguria come in tutta Italia sarà sciopero dei benzinai, per due giorni, dalle 6.00 di mercoledì 6 novembre fino alle 6.00 di venerdì 8 novembre. L’astensione è stata proclamata dalle organizzazioni sindacali nazionali Faib-Confesercenti, Figisc/Anisa-Confcommercio e Fegica-Cisl e riguarderà tutti i gestori degli impianti stradali ed autostradali di distribuzione carburanti.
“La protesta – dichiarano Fabio Bertagnini, presidente Faib-Confesercenti Genova e Alberto La Rocca, presidente Figisc-Confcommercio Genova – è rivolta innanzitutto nei confronti del governo che sta gravando, con adempimenti inutili e cervellotici, un’intera categoria con provvedimenti che vanno dalla fatturazione elettronica ai registratori di cassa telematici, anche per fatturati di 2mila euro l’anno”.
Adempimenti che, secondo i sindacati, “non hanno alcuna valenza sulla lotta all’illegalità o alla infedeltà fiscale: in sostanza si trasformano i gestori in controllori dell’intera filiera con responsabilità, anche penali, che non sono connesse con la loro attività”.
La protesta è inoltre rivolta nei confronti “tanto delle compagnie petrolifere quanto di quella miriade di soggetti, molti dei quali operatori borderline, diventati titolari di impianti, che fanno strame dei contratti e delle leggi nel più assoluto silenzio della pubblica amministrazione, che assiste allo scempio nel più colpevole dei silenzi, e che realizzano quell’abuso di dipendenza economica cui il gestore è costretto per non soccombere. A tutto questo si somma il rifiuto a rinnovare gli accordi economici ampiamente scaduti, negando persino il riconoscimento dei maggiori costi di gestione scaricati in capo ai gestori”.
“Infine i gestori – aggiungono Aldo Datteri, presidente Faib-Confesercenti Liguria, e Walter Vicentini, presidente Figisc-Confcommercio Liguria – che hanno apprezzato il lavoro che la X Commissione della Camera sta svolgendo, spingono per avere una riforma del settore che sappia cogliere il nuovo ma che, nel contempo, sappia tutelare i diritti di una categoria che non possono essere sacrificati sull’altare degli interessi di una sola parte: quella più forte che continua ad ignorare che in Italia vigono le regole dello Stato di diritto”.
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