Degrado

Villa Banfi ostaggio di giungla e transenne, a Pegli il parco urbano dimenticato fotogallery

Eppure il polmone verde dove si trovano due scuole è un gioiello botanico e storico. I residenti chiedono maggiore attenzione

Degrado a Villa Banfi di Pegli

Genova. Piante infestanti, rovi e rami caduti, ma anche transenne, reti di plastica, rifiuti e tracce di disinfestazione: è questo lo scenario che si para davanti ai cittadini del ponente genovese che ancora frequentano, magari con i figli o i propri animali a quattro zampe, i giardini di villa Banfi, nel quartiere di Pegli.

Il parco ospita anche due scuole, che presto torneranno a essere frequentate. I giochi per bambini sono quasi nascosti dalle erbacce e dal degrado. Alcuni cittadini hanno segnalato all’amministrazione comunale come la situazione sia di quasi totale abbandono (vi mostriamo in questo articolo le fotografie scattate da un residente della zona, Giovanni Damonte).

Eppure il parco, tra le aree verdi sotto la gestione di Aster, è potenzialmente un gioiello, soprattutto dal punto di vista botanico: si distinguonoo piante anche di una certa importanza, come l’albero di Giuda, un esemplare di Cycas, l’albero del pepe,la Yucca, il Rododendro, l’Agrifoglio, le Camelie, la Magnolia, gli alberi dei cachi, pini, palme, alloro.

L’impressione dei residenti è che, ancora una volta, ci siano aree della città più dimenticate di altre, soprattutto quelle vicine agli insediamenti industriale. Eppure villa Banfi è un polmone verde importante e prestigioso nell’area tra Pra’ e Pegli.

Villa Banfi è una delle quattro ville che la famiglia Lomellini possedeva a Pegli. Fu costruita nel secolo XVIII (1700 – 1800). Originariamente era affrescata con motivi floreali e fregi dipinti ma nel ridipingere la facciata gli affreschi sono stati nascosti. In seguito, usura e ristrettezze economiche hanno portato a eliminare a poco a poco le strutture ornamentali sul tetto e sul terrazzo. Il palazzo è proprietà del Comune di Genova dal 1964.

Nel 2018 villa Banfi fu teatro di un triste fatto di cronaca. Matteo Marrè Brunenghi, 46 anni, morì schiacciato da una macchina agricola che stava comandando da remoto. Sul fatto è tuttora aperta un’inchiesta.

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