Genova. “La scelta del project financing è la conferma che Bucci ha preso in giro lavoratori e cittadini in campagna elettorale, visto che Amiu non è stata messa in condizione di costruire da sola l’impianto e per farlo si deve affidare a un’altra azienda”. Alessandro Terrile, consigliere comunale del Pd, commenta così la notizia che Amiu ha scelto la proposta di Iren Ambiente per la progettazione, costruzione e gestione dell’impianto di trattamento meccanico biologico dei rifiuti cittadini (Tmb). Ci sarà un iter di legge da seguire, con la messa a gara del progetto di Iren, che quindi avrà un grosso vantaggio su eventuali competitor.
Non solo il danno, ma anche la beffa, secondo Terrile, visto che a fare gli utili sarà l’azienda che si aggiudicherà la gara (nonostante la proprietà dell’impianto sia di Amiu), mentre Amiu resterà un’azienda debole. “La parte ricca della gestione sarà dunque affidata a soggetti terzi – sottolinea Terrile – abbiamo perso una grande occasione”.
Il project financing funziona in questo modo: si consente a un soggetto di finanziare, eseguire e gestire un’opera pubblica, il cui progetto è stato già approvato, o sarà approvato, in cambio degli utili che deriveranno dai flussi di cassa generati da un’efficiente gestione dell’opera stessa.
Chi aveva vissuto tutto il travaglio sulla questione nel precedente ciclo amministrativo, con il rinvio della delibera sull’aggregazione Amiu-Iren (in quel caso l’impianto sarebbe stato costruito da Iren che sarebbe entrata però nell’azionariato di Amiu), su proposta del Pd, che all’epoca sosteneva la giunta Doria, era stato Paolo Putti, ex M5S e attuale consigliere di Chiamami Genova: “La giunta precedente ci stava portando lì, ma anche la Regione e la stessa Amiu – dice – speravo che non servisse l’intervento di un privato, che si andasse in una direzione per calmierare i costi, ma non è stato così. Iren, contro cui non ho nulla, ha comunque i privati nell’azionariato che spingono per fare utili e questa scelta mi sembra tradisca le intenzioni originarie della giunta Bucci”.
Putti sottolinea anche che si è persa l’occasione di poter dare una possibilità alle aziende locali di aspirare a partecipare alla progettazione, visto che Iren Ambiente probabilmente avrà un bel vantaggio. “Inizialmente si era avviato un percorso condiviso con Confindustria Genova – dice Putti – che poi è sfumato evidentemente”.
“Non conoscendo i termini di questo project financing non possiamo esprimere un parere – specifica Luca Pirondini, capogruppo del Movimento 5 Stelle in consiglio comunale – la nostra posizione è sempre stata che gli impianti fossero proprietà di Amiu, ma anche gestiti da Amiu, per questo avevamo proposto da tempo all’Amministrazione di provare a ottenere un finanziamento dalla Bei, la Banca europea per gli investimenti, che spesso ha dato cospicui contributi anche per questo tipo di impianti”.
Dal punto di vista sindacale i timori sono legati alla situazione dei lavoratori: “Non siamo convinti che la scelta del project financing sia positiva per l’azienda, perché spezza la gestione del ciclo dei rifiuti – sostiene Gianluca Marchiani, segretario della funzione pubblica della Cgil di Genova – ci preoccupa il fatto che Amiu non abbia un coinvolgimento diretto nella gestione. Chi vincerà avrà la possibilità di determinare le tariffe probabilmente per i prossimi 24 anni e Amiu di fatto sarà cliente di questa società. Avevamo chiesto un confronto all’azienda e all’amministrazione, ma non c’è mai stato. Non siamo a conoscenza dei termini del project, avremmo voluto avere la possibilità di discuterne e confrontarci. Parleremo con i lavoratori e decideremo le prossime mosse”.
Secondo Marchiani un’Amiu pubblica, ma svuotata dei contenuti principali, rischia di influire pesantemente sull’aspetto del personale dipendente: “Non vorremmo che per restare in equilibrio economico l’azienda ricorresse a esternalizzazioni o dumping contrattuale”
“Non vorremmo che tutto ciò aprisse la strada dello spacchettamento dell’azienda – dichiara Stefano Scarpato, segretario regionale Uiltrasporti – è chiaro che ci preoccupa il fatto che Amiu non abbia in gestione tutto il processo. Ci dispiace anche aver saputo l’esito a giochi fatti, senza aver avuto un confronto diretto”. Per Scarpato un eventuale indebolimento dell’azienda potrebbe essere preludio di un diverso contratto di servizio, di un cambiamento nel contratto dei lavoratori: “Vorremmo un confronto con l’azienda, non sappiamo cosa succederà. Ci siamo fidati del sindaco, l’azienda è pubblica, ma deve anche avere peso, altrimenti le intenzioni sono destinate a restare tali”.
Certo è che non si poteva andare avanti così, senza impianto, con spese ingenti per inviare i rifiuti trattati fuori regione. “È positivo che si sia finalmente tracciato un percorso per la realizzazione dell’impianto per il trattamento meccanico-biologico per i rifiuti, che ci auguriamo non si presti a eventuali rallentamenti legati alla procedura – commenta Marco Granara, segretario generale Cisl Genova Area Metropolitana – è necessario dare avvio al più presto alla realizzazione dell’opera, che è un fondamentale tassello per porre fine al problema del conferimento dei rifiuti fuori regione, che oggi grava su tutti i cittadini genovesi”. Tuttavia Granara mette in guardia: “Occorre inoltre ricordare che il Tmb non è ancora sufficiente per chiudere definitivamente il ciclo dei rifiuti all’interno della città metropolitana: c’è bisogno necessariamente di ulteriori impianti per poter dare al territorio e ai suoi abitanti una gestione dei rifiuti efficiente, virtuosa e sostenibile economicamente”.
Le preoccupazioni dei sindacati sono state messe nero su bianco dalla rappresentanza sindacale unitaria di Amiu, che esterna i propri timori definendosi perplessa e contraria a spezzare il ciclo dei rifiuti “Valuteremo con i lavoratori come affrontare la situazione, riservandoci di attivare le forme di protesta che riterremo più opportune”, si legge nella nota sindacale. Il coordinatore Umberto Zane ribadisce: “Non esiste un’altra posizione: la gestione dell’impianto deve essere di Amiu. Non abbiamo fatto la battaglia contro l’aggregazione per arrivare a questo”.
L’assessore all’Ambiente Matteo Campora commenta: “Abbiamo raggiunto un risultato storico per la città, è il primo impianto in fase di avvio dopo 30 anni. Altri hanno parlato, noi abbiamo fatto”. L’assessore specifica che la direttiva del Comune ad Amiu era di dotarsi al più presto di un impianto (anche perché Scarpino è aperta solo grazie al fatto che è destinata a ospitare il Tmb), il come è stata una scelta aziendale. Le prossime tappe prevedono a stretto giro la procedura a evidenza pubblica tra fine anno e il mese di gennaio, da lì l’aggiudicazione e, tra il 2020 e il 2021 la costruzione dell’impianto. “Abbiamo comunque fissato una seduta consigliare – annuncia Campora – in cui Amiu darà tutte le informazioni”.