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Detriti Morandi, entro la primavera via dal Campasso. I 10 mila mc delle case di via Porro usati per il parco

I camion entreranno direttamente in autostrada dall'elicoidale

Esplosione Morandi, le macerie dopo il crollo
Foto d'archivio

Genova. Tutti i 50.000 metri cubi di detriti provenienti dalla demolizione del ponte Morandi sono stati portati a terra e stoccati nell’area del Campasso, assieme ad altri 10.000 metri cubi derivanti dall’abbattimento delle case di via Porro. Dal Campasso, i detriti verranno portati via, definitivamente, entro la prossima primavera.

Lo annuncia il direttore della struttura commissariale, Roberto Tedeschi, stamattina nel corso di una commissione comunale, secondo quanto riportato dalla agenzia Dire. Circa il 60% dei detriti, pari a 35.000 metri cubi, sarà gestito da Autostrade per l’Italia e spostato, entro la fine dell’anno, in un’area di sua proprietà, nella zona Campursone, vicino alla barriera di Genova Est. I restanti 25.000 metri cubi, tra cui i 10.000 della demolizione delle case, verranno utilizzati per la riprofilatura del parco urbano che sorgerà sotto il nuovo ponte, sulla sponda di ponente del Polcevera.

Per spostarli dal Campasso, in questo caso, si dovrà attendere la prossima primavera, quando saranno completate le pile e innalzato l’impalcato del nuovo viadotto. “Stiamo lavorando perché tutto il materiale che deve uscire dalle aree di cantiere possa farlo tramite percorso autostradale, evitando il passaggio dei mezzi in città- anticipa Tedeschi- ci sono ancora degli elementi in via di definizione ma utilizzeremo le piste di cantiere e arriveremo in autostrada attraverso l’elicoide.

In questo modo, 2.880 autocarri non passeranno per le strade della città”. Per quanto riguarda il materiale gestito da Autostrade, era stato il sindaco e commissario Marco Bucci a fine agosto ad anticipare che potrebbero essere tre le potenziali destinazioni, che interessano lavori propedeutici alla realizzazione della Gronda ma che sarebbero comunque necessari a prescindere dal via libera alla grande opera. “Si tratta di tre siti cantierabili- aveva spiegato Bucci, riporta la Dire – una è la cosiddetta zona Sot (sottoprodotti) in aree ex Ilva, l’altra è l’ex Colisa, dietro il gasometro alle spalle del cantiere di ponente del ponte, la terza è l’area ex Mamone, in Valpolcevera”. Si tratta del cosiddetto “piano b” ma Bucci non ha ancora perso le speranze di recuperare la sua “best option”, che avrebbe previsto l’utilizzo di parte dei detriti per la realizzazione del ribaltamento a mare di Fincantieri. Ma, almeno per il momento, resta il veto del ministero dell’Ambiente.

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