Genova. Uno striscione lungo diversi metri, posizionato per qualche minuto al centro della cava di di Cravasco, con la scritta “L’isolamento è una favola, la devastazione realtà”.
Questa l’azione dei militanti No Tav genovesi che domenica nel pomeriggio sono entrati nell’impianto delle Cava Castellaro, “resuscitata” per i lavori del Terzo Valico, da cui vengono estratti gli inerti per il cantiere, e in cui viene conferito le smarino estratto dagli scavi della grande opera.
“Siamo entrati in cantiere, senza vedere alcun cartello, senza oltrepassare nessuna recinzione, senza trovare alcun preavviso – scrivono gli attivisti – Dal bosco e dal torrente ci siamo ritrovati, come in un incubo, nel deserto. Non proprio come prevede il programma di coltivazione cava. Non male per un cantiere attivo da 8 anni”.
Dopo l’azione, ieri è arrivato comunicato che rivendica il gesto, accompagnato da un video che documenta la situazione e l’iniziativa: “Levare Genova e i Genovesi dall’isolamento è lo slogan principale dei promotori dell’opera, ripetuto alla noia, fin da prima dell’avvio dei cantieri nel 2012 – si legge nel comunicato stampa – Inspiegabile, come in un luogo dove possiamo comprare merci dall’altro lato del mondo e riceverle in una manciata di ore, poco piu’ di 50 km di treno ad alta velocità tra Fegino e Rivalta Scrivia, potrebbero essere prioritarie nella vita delle persone”.
I militanti denunciano il forte impatto che l’opera sta portando al territorio, con milioni di metri cubi di materiale estratto che deve essere gestito: “Dal 2012, nell’era degli slogan “green e zero plastica”, porzioni di colline dell’entroterra sono state rase al suolo e trasformate in discariche di smarino, cementifici, imbocchi di gallerie, campi base con alloggi in buona parte deserti; migliaia di chilometri vengono continuamente macinati dai mezzi pesanti. Neppure amianto, mazzette, prostituzione e arresti hanno fermato la macchina della devastazione”.
Una situazione che potrebbe ancora aggravarsi con l’avvio dei lavori della Gronda, che stando al progetto di Autostrade per l’Italia, smuoverebbe circa 11 milioni di metri cubi di materiale di risulta, di cui gran parte proveniente da rocce amiantifere. “Oggi è il Terzo Valico, domani, se non verrà fermata, sarà la Gronda”.
La “connessione” tra le due grandi opere, dal punto di vista della gestione del territorio che attraversano ed eventualmente attraverseranno, è proprio questa: grandi scavi con enormi quantità di terra da movimentare, con un impatto devastante per i territori interessati.
Se il Terzo Valico sembra un’opera avviata verso un suo completamento, anche se la data di fine è stata più volte posticipata, per la Gronda la storia è ancora tutta da scrivere: il nuove progetto del ministero ha sparigliato, mettendo sul tavolo un’alternativa che eviterebbe di scavare due mega gallerie da 20 chilometri.
“Noi, non ci sentiamo isolati – concludono i No Tav – Sempre piu’ isolati, restano intorno a noi i luoghi in cui fermarsi e respirare a pieni polmoni, in cui girarti e restare colpito dalla bellezza, isolati sono i torrenti cristallini in cui trovare refrigerio in queste estati sempre piu’ calde; isolato è il nostro territorio devastato dal profitto, nel nome del progresso”.