Genova. Nel primo anniversario del disastro di Ponte Morandi, Genova, ancora una volta, si stringe nel ricordo di quel tragico giorno, abbracciando nuovamente i parenti delle 43 vittime del crollo.
Per l’occasione tanti i rappresentanti istituzionali arrivati nel capoluogo ligure: dal premier Giuseppe Conte, ai vice premier Matteo Salvini e Luigi Di Maio con i ministri Trenta, Bonisoli, Tria e Costa, oltre al sindaco e commissario Marco Bucci e il presidente di Regione Liguria nonché commissario per l’emergenza Giovanni Toti.
Applausi scroscianti per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che come prima cosa ha parlato con i rappresentanti dei parenti delle vittime.
Le celebrazioni ufficiali sono iniziate con la messa celebrata dal cardinal Bagnasco: l’altare è stato predisposto nei pressi delle pila 9 del nuovo ponte che sta sorgendo a pochi passi dal luogo della strage, con il crocifisso preso dalla chiesa del Campasso.
Quel crocifisso, in quella chiesa, aperte le porte delle chiesa guardava appunto il Morandi.
Poco prima della messa la delegazione di Autostrade per l’Italia, arrivata a Genova per la commemoraizone, su richiesta dei parenti delle vittime, ha abbandonato la sala.
Prima della cerimonia, ancora una volta l’elenco delle vittime del crollo: Cristian Cecala, la moglie Dawna e la figlia Kristal, di 9 anni, di Oleggio (Novara). Mirko Vicini, 30 anni, di Genova, operaio Amiu. Marian Rosca, camionista romeno di 36 anni, Anatoli Malai, di 44 anni. Andrea Vittone, nato a Venaria Reale, 50 anni, la moglie Claudia Possetti, nata a Pinerolo, 48 anni, i figli della donna Manuele e Camilla di 16 e 12 anni. La famiglia Robbiano che vivevano a Campomorone (Genova): il padre Roberto, 44 anni, nato a Genova, la madre Ersilia Piccinino, 41 anni, nata a Fersale (Catanzaro), il figlio Samuele, 8 anni.
E ancora, Andrea Cerulli, 48 anni, di Genova; Elisa Bozzo, 34 anni, nata a Genova e residente a Busalla (Genova); Francesco Bello, 42 anni, di Serrà Riccò (Genova); Alberto Fanfani, 32 anni, nato a Firenze, fidanzato con Marta Danisi, 29 anni, nata a Sant’Agata di Militello (Messina); Stella Boccia, 24 anni, nata a Napoli e residente a Civitella Val di Chiana e il fidanzato Carlos Jesus Erazo Truji, 27 anni peruviano. Poi ci sono i quattro amici di Torre del Greco (Napoli): Giovanni Battiloro 29 anni, Antonio Stanzione, 29 anni, Gerardo Esposito, 27 anni e Matteo Bertonati, 27 anni.
Tra le altre vittime: Giorgio Donaggio, 57 anni, nato a Genova e residente a Toirano (Savona), Alessandro Campora, 55 anni, nato a Genova, Giovanna Bottaro, 43 anni, di Novi Ligure (Alessandria), Vincenzo Licata, 58 anni, nato a Grotte (Agrigento), Luigi Matti Altadonna, 35 anni, nata a Genova, Angela Zerilli, 58 anni, nata a Corsico (Milano), Gennaro Sarnataro, 43 anni, nato a Volla (Napoli), Alessandro Robotti, 50 anni, nato a Alessandria, Bruno Casagrande, 57 anni, nato a Antonimina (Reggio Calabria) residente a Genova, collega di Mirko Vicini in Amiu.
Poi ci sono le vittime francesi: Axelle Place 20 anni, Nathan Gusman 20 anni, Melissa Artus 22 anni, William Pouza 22 anni. I morti cileni sono Juan Ruben Figueroa Carrasco 59 anni residente a Genova, Leyla Nora Rivera Castillo 48 anni, Juan Carlos Pastenes 64 anni. Due i morti albanesi: Admir Bokrina 32 anni, Marius Djerri 22 anni. Nell’elenco c’è anche il colombiano Henry Diaz Henao, 38 anni.
Dopo la messa i messaggi dei presenti. Marco Bucci, sindaco e commissario per la demolizione e ricostruzione di Ponte Morandi: “Noi oggi ricordiamo la tragedia, ricordiamo le vittime, ma vorrei ricordare chi ha perso la casa, il lavoro, chi è in difficoltà, e li vogliamo ricordare lavorando duro come abbiamo fatto quest’anno, una città coesa, come ci ha riconosciuto il paese e tutto il mondo. L’amministrazione è impegnata a stare ancora vicino a voi. Tutta la città ha lavorato duro, tutti si sono impegnati, e tutti insieme abbiamo dato un segnale all’Italia, all’Europa e al Mondo. Il bene della città alla fine è il bene di tutti noi. Siamo qua perché siamo vicini al ponte che è caduto e quello che sta nascendo. Vogliamo dedicare alle vittime il nostro desiderio, quello di una città che deve crescere e che deve essere la città più importante del mediterraneo”.
Poi il governatore Giovanni Toti: “Una terribile fatalità per tutti noi. Il dolore si può lenire solo con la verità, abbiamo bisogno di conoscere la verità. Questa pila è il simbolo del lavoro che si può fare se si lavora tutti insieme.”
Poi ha preso la parola Egle Possetti, del comitato dei familiari delle vittime di ponte Morandi: “Dobbiamo avere determinazione per la ricerca della verità, perché quello che è accaduto è inaccettabile. Come cittadini non possiamo accettare che cose del genere possano accadere, e per questo non possiamo restare inermi. Chiediamo un segnale concreto per sentirci tutelati: i beni demaniali sono nati dal sudore dei cittadini e non possono essere la loro causa di morte. Chiediamo che nessun reato del genere possa essere prescritto Ringraziamo tutti quelli che hanno lavorato da subito per non dimenticare questa vergogna nazionale”. Applausi e commozione da parte di tutta la sala.
A seguire il messaggio del premier Giuseppe Conte: “Ho indossato la cravatta che mi avete donato, con il simbolo di questo dolore, che ho portato con me nel mondo, per ricordare a tutti di questo episodio. Il compito della politica non è solo agire nell’emergenza ma anche quella di lavaorare per la prevenzione. Su questo stiamo lavorando. La vita di Genova riparte da qui, una comunità che ha saputo prendersi per mano e ricominciare il cammino. Genova, nella sua ora più buia, ha riacceso la luce e ha dato speranza ad un paese intero”.
Poi alle 11.36 esatte, la città si è fermata per un minuto di raccoglimento. Hanno suonato le campane di tutte le chiese cittadine, mentre le sirene delle navi in porto hanno fischiato in contemporanea in ricordo delle 43 vittime.
A margine della cerimonia arriva il commento del vice premier Luigi Di Maio: “Siamo a questa commemorazione perché qualcuno non ha fatto il suo dovere e chi doveva fare manutenzione non l’ha fatta – ha sottolineato – Ci sono sicuramente responsabilità giudiziarie se accadono queste cose ma ci sono anche responsabilità della politica, come per esempio attuare i meccanismi di revoca delle concessioni, quando chi ha queste concessioni non ottempera ai suoi doveri”.
“La richiesta di giustizia dei familiari delle vittime deve essere portata avanti. Certo, i piloni vecchi che vengono abbattuti e quelli nuovi che nascono non riportano in piedi questi ragazzi e queste ragazze, ma sono il simbolo di un’Italia che guarda avanti – ha detto il vice premier Matteo Salvini – L’anno prossimo sul nuovo ponte ci saranno famiglie, bambini e bambine che magari viaggeranno per andare in vacanza. Le richieste e la giustificata rabbia delle mamme e dei papà delle vittime sono anche le mie, poi ci saranno i processi, gli avvocati, le condanne e i risarcimenti ma la sensibilità dei familiari prevale su tutto”. Poi aggiunto: “Genova è come Viareggio. Quelle stragi che non possono rimanere impunite”.