Genova. “Giustizia non è ricerca di capri espiatori o facili soluzioni da offrire in pasto per risolvere in modo disinvolto questioni complesse ma una rigorosa risposta alla domanda di accertamento di verità”, il procuratore di Genova Francesco Cozzi, che coordina l’inchiesta sul crollo di Ponte Morandi ha esordito così nella conferenza stampa convocata nel giorno dell’anniversario del disastro.
Un anno di indagini, di analisi dei documenti, terabite di materiale su cui fare valutazioni e studi. Due incidenti probatorio, uno sullo stato di salute del viadotto, l’altro sulle cause del crollo, ancora da terminare. “Contiamo di concludere a dicembre – continua Cozzi – ma questo non è un tempo morto come potrebbe sembrare, perché economizza quello che potrebbe essere poi l’accertamento della verità, anticipa una prova che dovrebbe essere fatta in giudizio e consente di cristallizzare accertamento anche escludendo alcuni profili”.
Gli indagati sono al momento 71 + 2 società. “Un numero elevato di persone sottoposte a indagine perché tutte possono aver avuto ruoli con costruzione e manutenzione del ponte – precisa il procuratore capo – per il resto non entriamo in polemica mai con chicchessia, ma non vorrei che questa riservatezza fosse confusa con l’assenza di determinazione e la ferrea volontà per trovare la verità su questa tragedia immane”.