Ipotesi

Crisi di governo? Ponte, gronda, regionali e le altre partite da tenere d’occhio se si torna al voto

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Genova. Se non sarà oggi, dopo il lungo colloquio del presidente del consiglio Giuseppe Conte e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, potrebbe essere presto, molto presto. Stiamo parlando della crisi di governo, della sua caduta e dell’ipotetico ritorno al voto. Molto dipenderà se le componenti a 5 Stelle e leghista riusciranno a mettersi d’accordo su un eventuale cambio di giocatori in campo (la Lega vuole cacciare, tra gli altri, Tria e Toninelli). Ma tenendo conto che un governo tecnico a lungo termine non piacerebbe a nessuno e il Carroccio ha detto “no al rimpasto” con una nota, il momento è critico.

Nel caso si tornasse al voto – e il mese potrebbe essere quello di ottobre, non prima – ci sarebbero delle ripercussioni inevitabili sulla politica genovese e ligure, dove più di una partita è legata al gioco di potere tra M5S e Lega al governo.

La prima partita è quella sulla gronda. In questo momento l’impressione è che i pentastellati (Toninelli) stiano cercando di rinviare il momento della firma su un progetto che è già stato approvato in conferenza dei servizi. La famosa analisi costi benefici sarebbe pronta ma l’ok non arriva. Se si andasse al voto e se le ipotesi dei sondaggisti fossero confermate, la Lega (oltre il 35% per tutti gli istituti) potrebbe governare anche solo con Fratelli D’Italia e con qualche voto del restante centrodestra (i totiani, per esempio). La Lega, probabilmente, farebbe partire il progetto della gronda.

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Un altro tema è quello del trasporto pubblico locale. Il Comune di Genova attende con ansia di sapere se il ministero dei Trasporti (ancora Toninelli) ha intenzione di assegnare alla città i 650 milioni che permetterebbero alla giunta Bucci di far partire i progetti legati al Pums. Se il governo dovesse cadere questo iter potrebbe essere rallentato.

C’è poi la questione “ponte Morandi”. I due commissari Toti e Bucci hanno incassato giusto in tempo l’ok alla proroga dei loro incarichi (ma di fatto solo quello di Toti è stato ufficializzato dal consiglio dei ministri) e proprio oggi il Mit ha firmato lo sblocco dei finanziamenti per l’autotrasporto. Però, politicamente, bisognerebbe ricostruire da capo tutta una serie di dialoghi ormai piuttosto fluidi. Questo potrebbe complicare le cose.

E Autostrade? Se si tornasse al voto, e la Lega con il centrodestra mettesse all’angolo il Movimento 5 Stelle, siamo sicuri che continuerebbe nella crociata pentastellata sulla revoca delle concessioni? Probabilmente no. Salvini, molto colpevolista nelle prime ore dopo il crollo, nei confronti di Atlantia, ha progressivamente ammorbidito la propria posizione. Per dire.

Last but not least, l’aspetto tutto politico sul futuro dell’attuale presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. Che in questi giorni, anche se forzato dagli eventi, non ha perso tempo nel dare forma e sostanza al suo movimento, “Cambiamo!”. Toti e i suoi smentiscono la volontà di abbandonare la Liguria – le elezioni saranno la prossima primavera – ma nel caso di vittoria del centrodestra, e di proposta, magari, di un ministero? Bisognerebbe trovare un candidato alternativo. Bucci ha smentito di essere un papabile, ma la suggestione – a De Ferrari – continua a piacere.

“Mi ricandido a presidente della Regione perché ritengo che il lavoro che stiamo facendo in Liguria possa essere più utile di qualsiasi ministero. Abbiamo tante persone capaci di fare i ministri e, comunque, ci stiamo portando un po’ troppo avanti”. Ha detto comunque Toti qualche giorno fa, interpellato sulla questione.

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