L'attacco

“Assessore Mai mente o ignora sulla gestione dei cinghiali?”. La lettera aperta degli Animalisti Genovesi

La gestione dell'emergenza cinghiali sotto attacco da parte degli attivisti

Cinghiali morti Enpa

Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera aperta degli Animalisti Genovesi, indirizzata all’assessore regionale Stefano Mai.

“Le scrivo questa “lettera aperta” a nome degli Animalisti Genovesi in risposta a recenti dichiarazioni dell’assessore regionale Stefano Mai e per esprimere tutto il nostro disappunto sulla barbara esecuzione di due cuccioli di cinghiale in gabbia a Bergeggi, purtroppo solamente l’ultimo di una serie lunghissima di episodi simili che, non avendo testimoni, non raggiungono la notorietà pubblica.

Si parla tanto di pericolo per la presenza di questi animali, ma perché non calcolare anche le conseguenze delle loro uccisioni? Bergeggi, così come l’intera Liguria, ha il turismo come priorità: che effetto avrà questo episodio sulle presenze nel nostro bellissimo territorio? Sui social sono numerosi i post di turisti che si sono detti “disgustati” da quanto successo.
E le conseguenze sui bambini in lacrime che hanno assistito alla scena? Per i più sensibili può essere un trauma non indifferente.

Anche cittadini adulti sono rimasti sconvolti dai lamenti strazianti della madre all’esterno della gabbia, impotente di fronte ai due figli prigionieri. Come è possibile rimanere impassibili dinanzi a questa sofferenza?

Per questo, da cittadini e contribuenti, poniamo alcune domande cui gradiremmo ottenere risposta:
1)Perché come metodo di controllo per i cinghiali si ricorre agli abbattimenti da parte delle Guardie Venatorie Regionali (ex Provinciali) senza aver preventivamente predisposto misure incruente (recinzioni, dissuasori, ecc), come da raccomandazione ISPRA e da sentenze di vari TAR regionali?

2) Perché si prelevano animali selvatici, “Patrimonio indisponibile dello Stato”, quindi di tutti noi cittadini, e si regalano ad attività dai quali possono trarre benefici economici (le Aziende Faunistico Venatorie o le Zone di Addestramento Cani da caccia, molte delle quali con possibilità di sparo, che richiedono il pagamento di quote per l’accesso ai “servizi” offerti)?

3) Perché nelle interviste l’assessore parla di “rimozione” quando sa benissimo che questo vuol dire “UCCISIONE” di madri e cuccioli inermi? Perché non spiega chiaramente la sorte che attende gli esemplari destinati alle AFV o alle ZAC, anche peggiore di un colpo secco in fronte? Forse ha timore di esprimersi chiaramente, per non scontentare la sensibilità di qualche elettore?

4) Perché non istituire uno studio approfondito e indipendente dalle ingerenze venatorie per stabilire cause e soluzioni per la presenza di ungulati, per giungere ad una modifica sostanziale del Regolamento regionale sulla gestione del cinghiale, affinché sia più etico, rispettoso e anche più efficace?

Di seguito, alcune considerazioni. Come recentemente ha sentenziato il TAR Piemonte, “gli abbattimenti degli animali possono effettuarsi solo se non esistono metodi incruenti. Solo qualora l’ISPRA verifichi l’inefficacia dei metodi ecologici è possibile attuare abbattimenti. Riprendendo le osservazioni dell’ISPRA e della stessa Città Metropolitana, il TAR riconosce che il ricorso esclusivo agli abbattimenti non rappresenta uno strumento efficace di
prevenzione e che gli obiettivi di riduzione degli impatti potranno essere raggiunti più efficacemente se si ricorresse anche a strumenti di prevenzione, coerentemente con le indicazioni normative che impongono un prioritario ricorso a metodi incruenti di prevenzione dei danni”.

Laddove si sono installati dissuasori elettrici o adeguate recinzioni fisse, i danni alle colture sono sensibilmente diminuiti, al contrario di quanto accade in presenza di ripetute battute di caccia. Questo è ribadito anche dall’ISPRA: “L’utilizzo di recinzioni (elettrificate, ma anche permanenti) può permettere di contrastare efficacemente i danni da cinghiali ed appare coerente con le indicazioni normative che impongono che un proprietario ricorra a metodi incruenti di prevenzione dei danni (…) L’utilizzo prevalente dei prelievi, invece, può non risultare risolutivo”

Si dice che le recinzioni abbiano costi esagerati per la collettività. Sono mai stati comparati ai costi dei rimborsi e degli interventi degli agenti regionali? Avete presente quanto sono sono estese le Aree di Addestramento Cani gestite dagli ATC? Non si tratta di semplici “recinti”, ma di intere colline e vallate, protette da decine e decine di chilometri di recinzioni elettrificate, filo spinato, fossati, cancellate. Perché per loro è possibile, ma per proteggere ospedali, scuole o parchi cittadini (infinitamente meno estesi) si dice che manchino le risorse?
Nelle Aziende Faunistico-venatorie e nelle Aree addestramento cani, anche qualora non siano esplicitamente a fini di lucro, i cacciatori pagano per addestrare i propri cani e spesso anche per esercitare la possibilità di sparo, per uccidere la preda di turno: trovo davvero discutibile che gli vengano regalati gli animali selvatici catturati, che sono patrimonio dello Stato, e quindi di tutti noi.

Infine la legge 157/92 non cita il divieto di “reintroduzione” in natura, come l’assessore Mai ha recentemente dichiarato in interviste diffuse a mezzo stampa, ma la loro “immissione” (legge nata col giustissimo motivo di vietare gli allevamenti a fini venatori, veri responsabili dell’incremento della popolazione di ungulati). Basta leggere attentamente il testo della Legge 28 dicembre 2015, n. 221 (Collegato ambientale): “1. È vietata l’immissione di cinghiali su tutto il territorio nazionale, ad eccezione delle aziende faunistico-venatorie e delle aziende agri-turistico-venatorie adeguatamente recintate”.

In realtà è l’ISPRA che ne ha dato un’interpretazione molto restrittiva, paragonando le nuove immissioni alla semplice reintroduzione di capi che già vivevano in libertà, quindi senza alterare in alcun modo la popolazione esistente. Ma perché quegli stessi pareri vengono spesso disattesi, quando restrittivi nei confronti dell’attività venatoria? Il senatore Bruzzone, collega di partito dell’assessore Mai, si è sempre detto “fortemente contrario al parere vincolante dell’Ispra sui calendari venatori regionali”. Troppo comodo recepirli quando compiace ad una parte del proprio elettorato amante delle doppiette, ma ignorarli quando al contrario la scontenterebbe.

Queste cose l’assessore le sa e volutamente le nasconde nelle interviste, oppure le ignora, cosa a nostro parere ancora più grave per un amministratore pubblico?
La ringrazio per l’attenzione e Le porgo cordiali saluti”.

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