Non solo cocaina

8 tonnellate di pasta e sughi falsi made in Italy sequestrati in porto a Genova

Provenienti dalle Filippine e destinati ad un grossista lombardo. Coldiretti si complimenta con Finanza e Dogane

finanza e dogane

Genova. L’allarme per l’arrivo di prodotti alimentari marchiati fraudolentemente Parmesan, potenzialmente nocivi per la salute dei consumatori, arriva direttamente dal porto di Genova, dove è stato sequestrato dalla Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Dogane un carico di 8 tonnellate di pasta e sughi finti-italiani provenienti dalle Filippine e destinati ad un grossista lombardo.

È quanto riporta Coldiretti Liguria nel complimentarsi per l’azione immediata della vigilanza, che ha permesso di bloccare il carico e smascherare la truffa in atto che, sotto il marchio Parmesan, che richiama alla mente l’italiano Parmigiano Reggiano, voleva far entrare prodotti tutt’altro che tricolori. Purtroppo non si tratta di un episodio isolato, ed è solo dello scorso maggio la segnalazione sempre nel porto di Genova di alimenti contraffatti e fermati quali buste di parmigiano reggiano prodotte nelle Filippine e succhi di frutta Bravo provenienti dal Nord Africa, tutti alimenti riprodotti illecitamente al di fuori del territorio nazionale. I prodotti italiani sono i più imitati a livello mondiale e nonostante il record fatto segnare nelle esportazioni agroalimentari Made in Italy, che nel 2018 hanno raggiunto il valore di 41,8 miliardi, oggi più di due prodotti di tipo italiano su tre venduti nel mondo sono falsi, con il fenomeno del cosiddetto italian sounding che colpisce in misura diversa tutti i prodotti, dai salumi alle conserve, dal vino ai formaggi ma anche extravergine, sughi o pasta e riguarda tutti i continenti.

“Vogliamo complimentarci con la Guardia di Finanza di Genova e l’agenzia delle Dogane per l’intervento messo in campo – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – che è servito a smascherare una vera e propria truffa nei confronti dei consumatori e per difendere il legame che esiste tra il nostro territorio e la filiera italiana. A far esplodere il falso, che ruba all’ Italia trecentomila posti di lavoro, è stata paradossalmente la “fame” di Made In Italy : è nostro compito difendere il cibo che produciamo per salvaguardare la nostra salute e le imprese locali che mantengono vivo il territorio. La concorrenza sleale dei falsi Made in Italy, prodotti non sottoposti ai nostri stessi controlli di qualità, va fermata e bisogna sempre garantire che un prodotto acquistato come italiano provenga solo ed esclusivamente dal nostro Paese”.

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