Genova. La trama perfetta di un film americano sui narcos, tra malavita, narcos colombiani, agenti sotto copertura e collaboratori di cui non si conosce l’identità. Sono gli ingredienti dell’operazione Buon Vento genovese. Un’operazione undercover a tutti gli effetti, come l’ha descritta il sostituto procuratore Federico Manotti della dda di Genova nella richiesta di convalida. Un’operazione che ha portato la notte del 16 luglio al sequestro di 368 chili di cocaina e all’arresto di tre persone (la quarta è riuscita a fuggire ed è ricercata) legate alla ’ndrina calabrese degli Alvaro.
Fin dal momento in cui Antonio Alvaro, 39 anni senza dubbio il capo dell’organizzazione, è arrivato nell’aprile scorso a Bogotà per contrattare l’acquisto e il trasporto della sostanza stupefacente, viene infatti agganciato da agenti sotto copertura che lo mettono in contatto con il proprietario di un veliero in grado di garantire il trasporto oltreoceano fino al porto di Genova e da lì fuori dall’area portuale. Quest’ultimo è in realtà un collaboratore della polizia e la droga, sequestrata in loco dalla polizia colombiana, viene fatta portare a Genova con la collaborazione della Dea grazie al cosiddetto “sequestro con consegna ritardata”.
Un provvedimento che consente il proseguimento delle indagini condotte dagli uomini del Gico coordinati dal colonnello Maurizio Cintura che ha portato all’arresto per traffico internazionale di cocaina, con le aggravanti della ingente quantità, della transnazionalità e dell’aggravante mafiosa Per Antonio Alvaro, Filippo Ierinò e Rodolfo Militano mentre il numero due di Alvaro, Domenico Romeo, è riuscito per un soffio a fuggire al blitz.
Il sequestro ha anche consentito di recuperare dal quasi un milione di euro con cui l’ndrangheta aveva finanziato il trasporto della droga. Secondo quanto appreso il viaggio dei panetti di cocaina avrebbe dovuto terminare a Reggio Calabria a bordo del furgone da panettiere del padre di Militano per essere smerciata dal gruppo criminale. Già nel 2016 il fratello di Antonio, Vincenzo Alvaro era stato arrestato perché coinvolto nel traffico di droga che aveva portato all’arresto e alla condanna di tre dipendenti del Vte del porto di Voltri.
Dall’operazione è emersa anche l’esistenza di una base della ‘ndrina a Sanremo e il coinvolgimento – al momento sembrerebbe con un ruolo marginale – di un genovese che Alvaro avrebbe contattato per essere ospitato per un paio di giorni. Come ha ricordato il procuratore della Repubblica Franco Cozzi il porto di Genova è sempre più un hub centrale nel traffico di stupefacenti: i sequestri più importanti si sono avuti da partire dal 2015 e solo da inizio anno la guardia di finanza ha sequestrato 3 tonnellate di cocaina in transito nel porto.