L'inchiesta

Maxi sequestro di cocaina in porto a Genova, uno degli arrestati: “Non dico chi mi ha contattato per consegnare il denaro perché ho paura”

Ierinò a inizio aprile era partito dalla Calabria per consegnare a Sanremo l'acconto al trasportatore della droga, che in realtà era un collaboratore della Dea

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Genova. “Rodolfo Militano e Domenico Romeo non li conosco mentre la persona che mi ha contattato per andare in Liguria a consegnare i soldi la conosco un po’ ma il nome non lo voglio dire perché ho paura”. Così Filippo Ierinò arrestato nell’ambito della maxi indagine Buon Vento genovese che ha portato al sequestro di 368 grammi di cocaina e all’arresto di tre persone per traffico internazionale di cocaina con l’aggravante mafiosa ha spiegato al gip che lo ha sentito per la convalida dell’arresto il suo rifiuto a fare il nome di Antonio Alvaro, organizzatore e finanziatore del traffico di stupefacenti tra la Colombia e l’Italia, stroncato dalla Dda di Genova coordinata dal sostituto procuratore Federico Manotti.

Per gli investigatori Antonio Alvaro, ultimo di sei fratelli, tanti e gravi precedenti penali, è esponente di spicco della ‘ndrina degli Alvaro di Sinopoli. La cosca decide di investire parecchi soldi per poter gestire il traffico di cocaina. Il solo trasporto è costato circa un milione di euro.

I primi 150 mila – l’acconto – sono quelli che Ierinò il 1 aprile consegnerà a un misterioso trasportatore, proprietario di una barca a vela e in concreto collaboratore della Dea.

I due si incontrano in una pizzeria di Sanremo. Ierinò, giunto, direttamente dalla Calabria, parla dialetto stretto, l’altro parla solo inglese e come sottolineano gli investigatori l’unica parola che capisce è “la famiglia”. Il resto del pagamento sarà fatto direttamente a Genova, nella zona della marina di Sestri ponente. Altri 850 mila euro circa, di cui 200 mila per corrompere i “portuali” che in realtà sono uomini della finanza sotto copertura.

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