Genova. Ci sono notizie che quando arrivano in redazione, si sa già che diventeranno popolari in breve tempo. Tra le molte categorie appartenenti a questa “famiglia” hanno posto di rilievo quelle che riguardano la nascita di nuovi esemplari dell’Acquario di Genova, uno dei fiori all’occhiello della nostra città e della nostra offerta turistica.
La notizia di ieri della nascita di tre nuovi pinguini era esattamente una di quelle: tenerezza e “pucciosità” a valanga, per una moltitudine di visite, like e condivisioni. Ma a guardare bene, fermandosi a leggere i commenti, nei fatti, non tutto è oro quello che luccica, anzi.
Una buona parte dei commenti raccolti dalla nostra pagina, e, facendo un breve confronto, anche sotto la stessa notizia riportata da altri siti e testate, infatti, non era di felicità e giubilo, anzi. In tantissimi si sono rattristati per i piccoli, nati in situazione di “cattività”, che “sarà la loro vita”.
“Di sicuro si sa che l’unico cielo che vedranno saranno le pareti dipinte di azzurro, e l’unico sole, quelle lampade accese”, scrive un lettore a commento del post “Nati in gabbia, moriranno in gabbia: il fiocco non dovrebbe essere ne azzurro nè rosa, ma nero in segno di lutto”. E poi: “C’è chi esulta di felicità. Solo tristezza per quei poveri reclusi a vita”, passando per un speranzoso “Chissà se un giorno saranno liberi”. E i commenti di questo tenore sono tantissimi, basati sul fatto che i Pinguini Magellano, sono animali “fatti per percorrere migliaia di chilometri oceanici e non i pochi metri delle vasche”, affiancati a chi, invece, risponde con positività alla notizia,
Sicuramente questo “campione” non è rappresentativo di nulla, soprattutto per i classici meccanismi di sovraesposizione dei social, ma il dato è che mai prima di oggi la restituzione di una notizia del genere ha “spaccato” la platea mediatica. Senza entrare nel merito del giusto o sbagliato, tema complesso e sicuramente degno di approfondimento ragionato, e senza mettere in dubbio la qualità del lavoro di una delle strutture più avanzate del settore, forse però sarebbe interessante prendere in considerazione quello che anche in altre parti del mondo sta prendendo piede, cioè un ripensamento dell’intrattenimento naturistico, sempre più attento alla dinamiche spontanee degli animali e dei vegetali.
La riflessione potrebbe avere anche degli esiti importanti per l’offerta turistico culturale della nostra città che si basa e si è basata negli ultimi decenni su pochi grandi pilastri, di cui l’Acquario è uno di questi. E se il vento cambiasse?