Tavolo

Arcelor Mittal, vertice non stop per un accordo sulla sicurezza, ma il futuro (nero) resta sullo sfondo. Manganaro (Fiom): “Non saremo noi a pagare”

A fatica sindacati, governo e Mittal lavorano a un verbale sulle manutenzioni nello stabilimento di Taranto, ma del vero nodo sull'immunità nessuno parla

Ilva interni impianti

Roma. Un incontro cominciato alle 14.30 e alle 21.30 non ancora concluso il nuovo vertice tra Governo, azienda e sindacati sullo stabilimento Arcelor Mittal di Taranto, dopo la morte dell’operaio Cosimo Massaro, precipitato in mare con la sua gru mercoledì a causa del forte vento e il cui corpo è stato recuperato tre giorni dopo. L’obiettivo di tutti, in particolare dell’azienda e del governo è di non rompere il tavolo, nono oggi, anche se l’ad di Mittal Matthieu Jehl, un messaggio chiaro l’ha mandato: “In tutta questa vicenda, si ha l’impressione che si stia lavorando contro la nostra azienda. Una situazione complessa come quella dell’ex Ilva si risolve che il paese che aiuta”, ha aggiunto riferendosi alla politica e agli stessi sindacati.

Sindacati che chiedono un piano per la sicurezza che preveda il rientro dalla cassa a Taranto di 600-700 operai per avviare le fondamentali manutenzioni nello stabilimento e l’azienda che risponde picche ma propone di valutare reparto per reparto il da farsi.

Il Governo – vale a dire il vicepremier di Maio che sulla vicenda Ilva deve trovare una via di mezzo tra i suoi militanti ed elettori (buona parte dei quali vorrebbe la chiusura di Taranto) e le posizioni dei sindacati confederali nonché della Lega – cerca di mediare e soprattutto di prendere tempo in una fase altamente incerta per l’esecutivo che potrebbe vedere una crisi di governo nel giro di una decina di giorni.

“Sarà un verbale confuso – commenta il segretario genovese della Fiom Bruno Manganaro – che ha partecipato al vertice romano – dove come sempre i problemi veri non vengono affrontati perché anche oggi nessuno cita spiegato cosa accadrà dopo il 6 settembre”. Una cosa è certa dice la Fiom genovese che oggi ovviamente ha evitato di sollevare la questione dell’accordo di programma: “E’ certo che i lavoratori almeno quelli genovesi non saranno disposti a pagare il prezzo delle scelte del Governo e di Mittal”.

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