Milano. Il ministro dell’Intero Matteo Salvini potrebbe arrivare domani, sabato 15 giugno, a Genova o comunque nelle vicinanze (magari nella casa al mare a Recco) per parlare con il sindaco Marco Bucci e capire se vi siano possibili ostacoli alla demolizione di ponte Morandi.
“Pare che dal ministero dell’Ambiente ci siano lungaggini o ritardi che mettono in discussione la tempistica preventivata per il recupero calcinacci. Visto che è stato approvato lo sblocca cantieri, se qualcuno pensa di rallentare l’opera di demolizione del Ponte Morandi ha sbagliato a capire – ha detto vicepremier Matteo Salvini in conferenza stampa nella sede della Lega – Quindi può essere che domani io sia in Liguria, perché abbiamo dato una parola e non può esserci qualche burocrate a Roma che rallenta una presa di impegni e una promessa fatta ai genovesi”.
Il riferimento di Salvini è al fatto che l’Ispra, ente del ministero, rispondendo a un quesito della Città metropolitana di Genova sul riutilizzo dei detriti, ha fatto presente che anche una sola fibra di amianto riscontrata li rende rifiuti pericolosi per cui non è possibile il riutilizzo. Questo metterebbe in dubbio anche altri processi. Peraltro lunedì è prevista una riunione tecnica a Roma sulla questione.
“Sto verificando con il sindaco di Genova Bucci se esistono questi intoppi burocratici. Se fosse così, mi arrabbierei parecchio – ha aggiunto Salvini – Sulla demolizione e ricostruzione del Ponte Morandi abbiamo preso un impegno ben preciso, se adesso ci si stacca al cavillo, al ricorso e al controricorso per dilatare i tempi, no”.
C’è da dire che invece il via libera sull’esplosivo il 24 giugno dipende più che altro dallo stesso Viminale, in senso lato, visto che la commissione esplosivi è un’entità che in seno alla prefettura di Genova.
Sul tema dei detriti anche il governatore ligure Giovanni Toti: “Preoccupano le lungaggini burocratiche e alcune prese di posizione del ministero dell’Ambiente circa la classificazione delle macerie del ponte Morandi, che potrebbero generare problematiche sulle tempistiche di demolizione del viadotto ma anche portare a un aggravio complessivo per il sistema dell’edilizia, già in grave crisi”.
“Occorre, inoltre – continua – che si abbandonino politiche ideologiche e strumentali che possano solo produrre un grave danno alla competitività di un Paese già fanalino di coda in Europa”.