Polemica

Legge sui parchi, scontro politico: Pd e Rete a Sinistra contro la Regione. La Lega: “Atto politico contro di noi del M5S”

Reazioni e polemiche dopo la decisione del Governo di impugnare la nuova legge regionale

rocca del corno parco del finalese
Foto d'archivio

Liguria. E’ scontro politico in Regione e a livello partitico sull’impugnazione da parte del Governo della nuova legge regionale sui parchi liguri, già al centro di numerose e aspre polemiche nel corso dell’iter di approvazione.

“Com’era prevedibile la legge dell’assessore Mai sui Parchi è stata impugnata dal Governo e passerà al vaglio della Corte Costituzionale. È evidente che questa Giunta regionale non è capace a legiferare, visto che questa è solo l’ultima di una lunga serie di bocciature. Le criticità fondamentali contenute in questa norma sono due: non si possono definire i confini dei Parchi per legge e le Regioni non possono diminuire le tutele ambientali, ma solo aumentarle” afferma il gruppo Pd.

Il Gruppo del Partito Democratico in commissione e durante il dibattito in aula aveva già rilevato le tante criticità contenute in questa norma e così avevano fatto anche gli altri partiti dell’opposizione e le tante associazioni ambientaliste, prima nel corso delle audizioni e poi in Consiglio regionale: “Più volte – precisa il consigliere Luca Garibaldi, relatore di minoranza e vicepresidente della Commissione Ambiente della Regione – abbiamo sollevato i profili di incostituzionalità della legge. Ma la maggioranza e l’assessore Mai hanno deciso di proseguire ugualmente sulla propria strada e, alla fine, sono andati a sbattere”.

Un caso emblematico di questa impugnativa è il tema delle tutele del territorio e della biodiversità, che in questa legge, sottolinea il Gruppo del Pd, “vengono trattate come se fossero un vincolo e non come un’opportunità di crescita. I parchi non sono solo strumenti di tutela, ma costituiscono un motore di sviluppo turistico importante per il nostro territorio. E infatti la Liguria è l’unica regione in Italia a diminuire le tutele. Persino il Governo, dove siedono ministri della Lega (lo stesso partito dell’assessore Mai) lo ha capito, tanto che l’impugnativa è stata fatta dal Ministro degli Affari Regionali, che è del Carroccio. A questo punto Mai dovrebbe prendere atto di questo ennesimo fallimento, che segue il pasticcio sul risarcimento dei danni agli agricoltori del ponente savonese e le lungaggini sul Psr, a causa delle quali abbiamo rischiato di perdere i fondi europei e che, comunque, ci confermano come la Regione fanalino di coda in Italia. Di fronte a tutto questo l’assessore Mai dimostri un po’ di dignità politica e si dimetta”.

“Nonostante le opposizioni avessero anticipato che la legge sarebbe stata sicuramente impugnata per incostituzionalità, ancora una volta la maggioranza al governo della regione ha voluto forzare, dimostrando cocciutaggine e indifferenza verso i criteri giuridici nazionali. Avanti così e batteranno il record mondiale delle impugnazioni”. È il commento del capogruppo di Rete a Sinistra / LiberaMente Liguria Gianni Pastorino.

“Impugnato quindi il provvedimento che ridisegna i confini dei parchi liguri e che taglia, di fatto 540 ettari di verde. Sarà materia per la Corte Costituzionale – evidenzia Pastorino -. D’altra parte l’azione politica dell’assessore Mai è sotto gli occhi di tutti e rappresenta un enorme fallimento di questa legislatura: impugnate le leggi sulla caccia, ultimi fra gli ultimi nell’erogazione dei fondi PSR, pessimi rapporti col territorio, insoddisfazione delle associazioni di categoria. Insomma: ce ne sarebbe abbastanza per le sue dimissioni; richieste ma sempre respinte”.

“Le leggi regionali maggiormente impugnate sono proprio quelle di “origine leghista”, fatte approvare da assessori e consiglieri del Carroccio. Quindi appare ancor più buffa la contraddizione del governo giallo-verde; e quantomeno incomprensibili le odierne affermazioni trionfalistiche del sottosegretario 5 Stelle Simone Valente, visto che la legge è stata “fortemente voluta” (uso i suoi termini) non solo da Toti ma soprattutto dalla Lega, il suo alleato di governo a Roma – prosegue Pastorino -. Ci sorge il dubbio su cosa sarebbe successo se il ministro all’ambiente fosse stato leghista. E ci sorgono altrettanti dubbi su altri provvedimenti, da noi contestati nel merito, su cui però si registra l’accordo M5S-Lega a livello nazionale”.

“Ma forse la domanda politicamente più rilevante è la seguente: cosa pensano di tutto ciò gli ex consiglieri regionali liguri della Lega, passati un anno fa nelle fila del Parlamento? – conclude Pastorino -. Già vivono la preoccupazione per le vicende giudiziarie che hanno travolto alcuni di loro; e adesso dovranno dare precise spiegazioni ai propri elettori del territorio, su come questa alleanza di governo generi tali contraddizioni. La legge “taglia parchi” l’hanno pensata e voluta anche loro, prima di fare le valige per Roma”.

parco beigua

“Fermo restando che i confini del Parco di Portofino non si toccano, la nuova legge regionale che riguarda i miglioramenti per i Parchi Antola, Beigua, Aveto e Alpi liguri, non va senz’altro nella direzione di ‘togliere del verde’ alle Aree protette della Liguria, come aveva già ben spiegato il nostro assessore Stefano Mai. Anzi, tutela di più l’ecosistema ligure con le sue biodiversità ed è stata predisposta con la piena collaborazione delle realtà esistenti sul territorio” ribatte Franco Senarega, capogruppo regionale Lega Nord Liguria – Salvini, che lancia una frecciata pesante al M5S.

“Pertanto, la scelta del ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che ieri sera in Consiglio dei Ministri ha chiesto l’impugnazione alla Corte Costituzionale della norma votata dall’Assemblea legislativa della Liguria, appare un atto politico e non un fatto tecnico. Il ministro di area M5S, quindi, sembra che abbia ceduto ai politici pentastellati e abbia ubbidito alle direttive del partito senza pensare al bene del nostro territorio”.

“Infatti, ricordo che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Simone Valente (M5S) aveva annunciato il ricorso alla Consulta ancor prima di conoscere i contenuti della nuova legge regionale che, ribadisco, è stata elaborata con buonsenso e in sintonia con le varie realtà sul territorio. In tal senso, ringrazio l’assessore Stefano Mai e gli uffici regionali per il lavoro svolto nell’interesse della nostra comunità” conclude l’esponente del Carroccio.

“È evidente che si tratta di una scelta politica ed elettorale e non di un fatto tecnico” rincara ancora l’assessore Stefano Mai. “Con questa scelta il ministro Costa ha palesato il fatto che risponda a tirate di giacca politiche e non al bene del territorio. Il sottosegretario Valente, che aveva già annunciato il ricorso prima di conoscere i contenuti della legge, ha mosso osservazioni senza fondamento, basate solamente su motivi elettorali dei Cinque stelle, e Costa ha ubbidito. Come Regione Liguria siamo certi che l’impugnativa cadrà nel vuoto e che la Corte Costituzionale ci darà piena ragione”.

“È davvero grave che un Ministro della Repubblica e un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri utilizzino strumentalmente il ricorso alla Corte Costituzionale nei confronti delle leggi della Regione, per fini politici e non tecnico normativi – prosegue l’Assessore Mai – Abbiamo avuto in quest’ultimo anno diversi casi che ci hanno fatto pensare a quanto enunciato, ma con impugnativa alla legge ligure sui parchi ne abbiamo l’assoluta certezza. Ci tengo a ribadire che a chi pensa di giocare politicamente sui temi giuridici, noi rispondiamo con i fatti. Noi ascoltiamo il territorio e ci confrontiamo con esso, recependone le istanze. Altri fanno politica senza consocerei la realtà delle cose”.

L’assessore Mai risponde nel dettaglio alle osservazioni fatte. “Si è parlato del problema dell’istituzione dei confini dei parchi con legge. Intanto va detto che i parchi per cui la legge prevede i confini, ossia Antola, Aveto e Beigua, erano gli unici parchi in Liguria per cui non era ancora stato fatto questo passaggio. Secondo aspetto, non temiamo il contrasto legislativo. Infatti, nei confronti della recente legge emanata dalla regione Piemonte, che adotta le medesime modalità, non è stato sollevato alcun rilievo. Con il piccolo particolare che la Liguria conta il 30% del proprio territorio come area protetta, il Piemonte solo l’8%. Ci devono spiegare quindi come fanno ad affermare che il percorso seguito dalla Liguria è illegittimo mentre quello del Piemonte è conforme con la normativa. Questo palesa che si tratta di una scelta politica. Con la Liguria, sono ben 16 le regioni italiane che hanno dato attuazione, nei 28 anni di vigenza della legge nazionale, all’istituzione e alla definizione dei confini delle aree protette con lo stesso percorso da noi seguito. Non è vero che è mancato il confronto con i territori e con tutti i soggetti portatori d’interesse. Le cronache dei dibattiti tenuti, degli incontri pubblici, delle commissioni consiliari e del consiglio regionale, ne sono la dimostrazione”.

“Il Ministero dell’Ambiente dovrebbe preoccuparsi piuttosto di non ricattare la Regione Liguria tentando di imporre l’istituzione del Parco Nazionale di Portofino con confini assurdi e immotivati che vanno dal Monte Fasce ai confini della provincia di La Spezia”.

“Ci tengo a precisare che non viene contestata l’istruzione dei confini dei parchi per legge, ma il fatto che non abbiamo convocato un’apposita conferenza con gli enti locali per decidere i confini. La nostra scelta, in linea con tutte le regioni d’Italia, è stata quella di ascoltare questi enti nelle commissioni consiliari e in consiglio regionale. Il nostro stesso percorso lo seguono altre 15 regioni italiane. E tutte lo fanno senza l’istituzione di una conferenza apposita. Allora viene da chiedersi perché solamente la legge ligure viene impugnata”.

consiglio regionale maggioranza

“Sulle aree protette del savonese si sta facendo una comunicazione sbagliata. Il fatto che 13 aree siano iscritte nell’Elenco delle aree protette, non cambia nulla. Quelle aree sono provinciali e restano provinciali. L’iscrizione è un atto meritorio. Per noi, stando alla legge, non rispettano i parametri per avere la dicitura di aree regionali, e quindi l’abbiamo eliminata. Ma sono sempre state e continuano a essere aree protette provinciali. La scelta se possano essere o meno, aree protette regionali, spetta solamente alla Regione e non allo Stato”.

“Anche sulla vigilanza volontaria mi pare che l’impugnativa sia pretestuosa. La legge nazionale prevede che non si possa affidare in convezione la vigilanza dei aprichi regionali a soggetti pubblici e privati. Noi non affidiamo niente. La nostra è una convenzione di sorveglianza volontaria. In poche parole, otterremo un aiuto senza spendere un euro e non affidiamo niente a terzi”.

“Per gli statuti voglio chiarire bene cosa riguarda ciò che ci viene contestato. Nel 2010, vista la spending review, la comunità del parco è passata da 15 a 5 componenti. È un principio nazionale. Noi come Regione Liguria l’abbiamo recepito, lo Stato non lo ha fatto. Il ministro Costa credo potrebbe occuparsene per far risparmiare dei soldi ai contribuenti, ma non lo ha ancora fatto. A fronte di questa diminuzione dei componenti, abbiamo offerto al territorio una possibilità maggiore di governo del parco, per cui gli abbiamo conferito un voto vincolante su certi atti, come il piano triennale di gestione del parco. È stata una scelta di andare incontro ai territori” conclude l’assessore Mai.

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