Genova. Nuovo appello di Amnesty international contro l’arrivo previsto per giovedì 20 giugno all’alba della nuova nave cargo della compagnia saudita Bahri che dovrebbe imbarcare i 4 gruppi elettrogeni della Teknel che, a seguito delle mobilitazioni dei lavoratori portuali, erano stati trasferiti nelle scorse settimane al Centro smistamento merci per essere ispezionati.
”Ancora una volta rinnoviamo il nostro appello al Governo a sospendere immediatamente l’invio di ogni tipo di materiale militare destinato all’Arabia Saudita – si legge nella nota firmata da Amnesty e insieme a diverse associazioni pacifiste – contestualmente invitiamo le maestranze del porto di Genova a non prestare il proprio servizio per operazioni di carico di merci e materiali militari o di uso duale destinati ai sauditi”. In occasione dell’arrivo della Bahri Yambu un mese fa l’appello aveva contribuito alla mobilitazione dei portuali e convinto la Cgil a dichiarare lo sciopero, mentre oggi, a 48 ore dall’arrivo della ‘gemella’ della Yambu, il sindacato di Maurizio Landini non ha dato alcun segnale in direzione di una nuova mobilitazione. La Cgil infatti il 3 giugno ha firmato nella sede dell’autorità di sistema un documento condiviso con cui di fatto veniva recepita la versione fornita dalla Teknel in seguito agli approfondimenti richiesti circa i generatori, secondo la quale si tratta di generatori ad uso civile destinati alla guardia nazionale saudita. La contro documentazione messa a disposizione dall’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e le Politiche di Sicurezza (OPAL) di Brescia dice invece altro: i generatori – come documenta la Relazione governativa sulle esportazioni di materiali militari – fanno parte di un ordinativo di 18 gruppi elettrogeni del valore 7.829.780 di euro la cui esportazione è stata autorizzata alla Teknel da parte del competente organo nazionale, l’Autorità nazionale – UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) che fa capo al Ministero degli Esteri. “A seguito di questa autorizzazione – ribadisce Amnesty – tali prodotti sono da ritenersi, a tutti gli effetti, materiali ad uso militare sia per la tipologia di materiale sia per il destinatario e utilizzatore finale: la Guardia Nazionale Saudita, corpo di natura militare, secondo molte fonti dispiegato nel confitto in Yemen”.
Secondo l’Opal i generatori della Teknel “corrispondono a quelli riportati a p. 333 della Relazione governativa 2018 sull’export di armi, e sono relativi a una autorizzazione all’export di 6 shelter per comunicazioni, comando e controllo P/N TK13039, 12 shelter per comunicazioni, comando e controllo P/N TK13040, 18 gruppi elettrogeni e palo telescopico su trailers P/N TK13046, nonché ricambi e training. In altra parte della Relazione si deduce che il destinatario finale è l’Arabia Saudita, e che l’ordinativo (ammontare complessivo 7,8 milioni di €) è stato evaso nel corso del 2018 solo per una parte.Dunque la Teknel ha domandato e ottenuto – dopo opportuna attività istruttoria – da UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento, dipendente la Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale) una autorizzazione ad esportare in Arabia Saudita 18 gruppi shelter e relativi gruppi elettrogeni ai sensi della legge 185/90, che si riferisce alle sole esportazioni di materiali militari”.
“Ai sensi della stessa legge, – spiega la nota dell’Opal – la Teknel Srl si è iscritta nel 2018 al Registro nazionale delle aziende esportatrici di materiale militare, com’è riportato nell’Annesso 2 (a cura del Ministero della Difesa) alla medesima Relazione governativa, per poter presentare la domanda di
esportazione”.
Per contrastare l’arrivo della nave fornendo alla alle autorità competenti a cominciare dall’autorità portuale di sistema la documentazione messa a disposizione dall’Opal il collettivo autonomo lavoratori portuali ha indetto per domani un presidio a partire dalle 17 davanti a palazzo San Giorgio. Nelle prossime ora, probabilmente quando si avranno maggiori dettagli sull’arrivo del cargo sarà convocato anche il presidio davanti al terminal interessato dall’attracco.