Simulazione

Ponte Morandi, in cava i test sull’esplosivo: acqua e trincee per controllare polveri e amianto fotogallery

Ancora non è stato deciso se la demolizione delle pile 10 e 11 avverrà in una sola giornata o in due giornate diverse

Genova. Tanta, tanta acqua. E’ un po’ come l’uovo di Colombo ma alla fine le imprese che demoliranno Ponte Morandi utilizzeranno questo stratagemma “classico” per distruggere con l’esplosivo il moncone est.

L’acqua, tenuta in apposite vasche e sparata da cannoni, servirà ad abbattere più velocemente possibile le polveri che saranno sprigionate nella deflagrazione.

Una simulazione di tutto ciò è stata allestita stamani alla cava dei Camaldoli, sopra San Fruttuoso. Qui aziende dell’Ati, Danilo Coppe, responsabile della Siag (ditta leader nelle demolizioni con esplosivi), polizia, Asl, Arpal e struttura commissariale hanno provato a capire come si comporteranno le polveri sottili e le eventuali fibre di amianto a seconda del vento, del tipo di esplosione, delle trincee realizzate, della quantità di acqua sparata.

test esplosione morandi cava camaldoli

Quattro deflagrazioni, avvenute in un’area isolata della cava privata, sono state il nucleo dei test. Nel perimetro dell’esperimento alcune vasche in scala, trincee e cariche di dinamite posizionate ad hoc e fatte esplodere con potenza crescente.

Il primo commento a caldo è che “Le prove nella cava di Camaldoli sono andate a buon fine”, ma possiamo descrive quanto visto: la prima detonazione ha fatto brillare due cariche immerse in altrettante trincee riempite di acqua colorata, che è stata vaporizzata durante l’esplosione. Il secondo “turno” ha visto, a quanto sembra, un piccolo problema tecnico, visto che le sirene sono suonate una volta a vuoto. Poi la deflagrazione delle quattro cariche ha alzato altrettante colonne d’acqua, anche se con risultati diversi e altezze dissimili per le diverse cariche.

La terza esplosione ha coinvolto due “piscine” nelle quali era immerso il dispositivo esplodente, che ha generato due colonne d’acqua, di altezze diverse, che in ricaduta hanno generato una fitta pioggia. Stesso risultato per il quarto test, ottenuto esplodendo diverse cariche “immerse” in una trincea ricoperta. Anche in questo caso la colonna ha poi generato una ricaduta d’acqua nebulizzata.

Test Esplosivi Ponte Morandi

Nel pomeriggio è arrivata il comunicato stampa dell’Ati demolitori, che, affiancata da un pool di esperti, operanti in campo ingegneristico e sanitario, sulla base delle valutazioni effettuate e degli studi condotti, procederà ad un’ulteriore analisi finalizzata a dimensionare la suddetta barriera idraulica in scala “ponte Morandi”.

Gli studi effettuati contemplano ulteriori misure di mitigazione che sono state individuate per controllare le polveri generate dall’eventuale esplosione e dalla successiva caduta a terra dei manufatti demoliti: oltre alla barriera idraulica il progetto di demolizione prevede il rivestimento delle cariche esplosive con “sacche” piene di acqua e l’utilizzo di idonei contenitori anch’essi pieni di acqua, posizionati sulla parte superiore degli impalcati. Il progetto, in caso di demolizione con esplosivo, prevede anche l’utilizzo di getti d’acqua per contenere ulteriormente il risollevamento delle polveri.

Il modello prospettato pertanto comprende tutte le fasi di demolizione dell’opera. Tutte le operazioni di brillamento, proiezione verso l’alto delle acque, tracciate con coloranti contenute all’interno delle vasche, sono state monitorate e misurate dai topografi, con strumenti specifici a cura dell’Ati dei demolitori. “L’intera operazione è stata possibile grazie all’impegno degli Enti di controllo e con il contributo della Polizia di Stato ed in particolare del Nucleo Artificieri Antisabotaggio che ha affiancato l’Ati demoitori e la società Siag di Parma – chiude la nota stampa – Un ringraziamento va rivolto anche ai gruppi di volontari della AIB (Associazione Incendi Boschivi) della Protezione Civile per il preziosi contributo prestato”.

La dinamite è arrivata via terra dal Piemonte. Per l’esplosione vera e propria ne serviranno circa 300 chili. Ancora la struttura commissariale non ha deciso se la demolizione avverrà in una sola giornata o in due giornate diverse (prima la pila 11 e poi la 10) né come si gestirà la questione dei residenti (un migliaio dovranno essere evacuati). Incognita anche sui giorni, ma si parla di un periodo tra la metà e la fine di giugno.

Dopo gli ultimi test si procederà con una nuova riunione della commissione esplosivi, in prefettura. Anche le ultime analisi realizzate sul ponte, in atmosfera e nel terreno hanno fatto rilevare amianto ampiamente al di sotto dei limiti considerati rischiosi per legge.

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