Genova. Cna Liguria torna sulla notizia, di qualche giorno fa, dell’interdizione antimafia notificata dalla Dia di Genova a un’impresa operante in sub appalto per la ricostruzione del “ponte Morandi”, per pericolo d’infiltrazione della criminalità organizzata di tipo mafioso.
“Notizia che non può che essere accolta con soddisfazione per l’affermazione della legalità a garanzia delle imprese che operano nel mercato degli appalti, un mercato in Italia purtroppo esposto alla piaga della corruzione e dove c’è corruzione ben si infiltra la criminalità organizzata” dice Gino Lattanzi, Cna, membro del Tavolo della Legalità istituito dalla Regione Liguria.
“C’è però un fatto che ci lascia perplessi – aggiunge Lattanzi – l’impresa che è stata interdetta dalla prefetto di Genova avrebbe dovuto, per lavorare seppur in sub appalto alla realizzazione di un opera pubblica, essere iscritta presso la Prefettura nella quale ha sede legale, nell’elenco dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativo d’infiltrazione mafiosa, operanti nei settori esposti maggiormente a rischio, la cosiddetta White List”
Lattanzi e la Cna pongono l’interrogativo: “Come ha fatto l’impresa ad avere quindi il contratto?” Le imprese associate e rappresentate dalla Cna, sanno bene che per ottenere l’iscrizione alla “White List” devono sottostare a tempi attesa biblici di mesi e mesi durante i quali la prefettura raccoglie le informative dai vari enti (Polizia di Stato, Guardia di Finanza, DIA etc.) e durante questi mesi di attesa le imprese non solo non possono partecipare ad appalti e/o ricevere sub appalti nella pubblica amministrazione, ma rischiano di perdere le opportunità di lavoro.
Dalla struttura commissariale hanno spiegato che l’azienda in questione era in realtà nell’elenco della Prefettura ma che, una volta compiuti maggiori accertamenti, sono emersi i profili di rischio infiltrazione.