Genova. Il cargo saudita carico di armi Bahri Yambu è attraccato da questa mattina intorno alle 6 nel porto di Genova al terminal Gmt presso ponte Eritrea.
Oltre al presidio del collettivo autonomo lavoratori portuali, iniziato quando era ancora buio, si è aggiunto quello della Cgil. In tutto una quarantina di persone tra cui anche pacifisti e Genova Antifascista.
E’ ora in corso una riunione sindacale tra delegati. Si sta valutando l’ipotesi di imbarcare solo la merce “non critica” e obbligare le compagnie a movimentare via terra, verso il porto della Spezia, il materiale scottante (come ad esempio un generatore elettrico prodotto dalla Tekmel che, teoricamente, potrebbe essere usato in guerra anche per via di contratti tra l’azienda e la Nato). In realtà un zoccolo duro della Culmv sta cercando di convincere la Cgil a non lavorare affatto sulla Bahri Yambu per sottolineare che il porto di Genova è “chiuso alle navi delle armi”.

Ci sarà ulteriore tentativo di dirimere la questione in prefettura: il prefetto Fiamma Spena incontrerà il segretario della camera del lavoro Igor Magni e il segretario della Filt Cgil Enrico Poggi. “Oggi siamo qui come lavoratori con il sindacato che ha bloccato tutte le operazioni sulla Bahri Yambu finché non si fa chiarezza sul fatto che a Genova non si caricano armi” spiega Luigi Cianci, delegato Filt Cgil della Compagnia Unica.
Stamani di buon ora i portuali hanno bloccato l’ingresso degli ormeggiatori del porto con lo striscione “Stop ai traffici di armi, guerra alla guerra”. Gli ormeggiatori però sono stati fatti passare via mare e la nave si trova ora all’ormeggio.
“Vogliamo segnalare all’opinione pubblica nazionale e non solo che, come hanno già fatto altri portuali in Europa, non diventeremo complici di quello che sta succedendo in Yemen” hanno scritto ieri sera in un comunicato i segretari Filt Enrico Ascheri ed Enrico Poggi.