Genova. I clic sui siti web come MarineTraffic o VesselFinder crescono a livello esponenziale. Inutilmente. Il pattugliatore P940 Cigala Fulgosi della Marina Militare non è tracciabile in quanto parte della flotta bellica. E nessuno, o quasi, sa dove si trovi al momento la “nave dei migranti”, a bordo della quale ci sono un centinaio di persone tra cui anche donne e bambini.
Sarà il Viminale, a quanto è dato sapere, a comunicare – come accaduto ieri con la notizia della destinazione della nave – quando e come il Cigala Fulgosi arriverà a Genova. La prefettura del capoluogo ligure è in contatto con il ministero dell’Interno ma al momento le informazioni sono più che fumose.
Le poche informazioni arrivano dall’ammiraglio del porto di Genova Nicola Carlone: “Se arriva, arriva domani mattina. Ieri seri si parlava di 36 ore di tempo. Siamo verificando che ormeggi avremo disponibili in porto, per decidere la soluzione migliore con la prefettura e con le amministrazioni locali. Penso che nelle prossime ore ci sarà sicuramente una riunione”.
Dal presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e dal sindaco di Genova Marco Bucci, intervistati questa mattina a margine di una conferenza stampa, braccia allargate. “Ne sappiamo quanto ne sapete voi, si tratta di un corridoio umanitario, qualcosa di assolutamente normale”, ha detto Bucci. “Ho parlato con Salvini ma non so dirvi quando e dove avverrà lo sbarco – ha aggiunto Toti – l’unica rassicurazione è che le persone non si fermeranno sul nostro territorio”.
Ma alla domanda più ovvia – “Perché scegliere Genova per una nave partita da 90 miglia a Sud di Lampedusa?” – Toti si limita a rispondere: “Dovete chiederlo al ministero dell’Interno”.
Dal Viminale è filtrato come uno dei motivi per cui si è puntato su Genova è il tentativo di fare pressione su altri Paesi europei – la Francia innanzitutto – sulla necessità di “non lasciare sola l’Italia nella gestione dell’accoglienza”. Spiegazione che lascia qualche interrogativo aperto. Non c’è ragione alcuna per cui la Francia dovrebbe accettare di buon grado il trasferimento oltre confine degli immigrati solo perché arriverebbero da più vicino.