Genova. “Lunedì mattina quando arriverà la nave e vedremo il manifesto di carico sapremo se quanto ci è stato garantito dal prefetto è vero, vale a dire che la nave non caricherà a Genova armi ma merci varie. Se così sarà manderemo le squadre con anche nostri delegati per verificare ce sia effettivamente così. In caso contrario, anche se si trattasse di proiettili vuoti, dichiareremo sciopero. In ogni caso quello che stiamo dando è un segnale: che a Genova il porto resta chiuso alle armi”.
E’ chiara, nelle parole del console della Culmv Antonio Benvenuti la posizione della compagnia unica rispetto all’arrivo del cosiddetto ‘cargo delle armi’ saudita Bahri Yambu. Come hanno spiegato anche i delegati della Culmv intervenuti nell’assemblea pubblica convocata alla sala chiamata dal collettivo autonomo dei lavoratori portuali, “se non ci saranno i presupposti dell’azione sindacale, restano quelli dell’azione politica”.
L’idea lanciata dal delegato Luigi Cianci è quella di ragionare rispetto a un presidio ai varchi portuali o sotto la prefettura. Questa sera all’assemblea sono intervenuti, oltre ai portuali, rappresentanti di partiti e associazioni. Accolto da un grande applauso l’intervento di Bruno Rossi, portuale in pensione e militante del Calp che ha ricordato le battaglie dei portuali contro la guerra in Vietnam: “E’ importante che qualcuno abbia deciso che qui deve cominciare una battaglia che prosegua il nostro impegno per fermare le guerre e schierarci dalla parte dei poveri” ha detto.
Luca Franza, altro delegato della compagnia ha ricordato come “sono 4 anni che la nave tocca questo porto, 98 carri armati sono arrivati via terra in questo periodo con scorte armate. L’intento è quello di trovare una risposta politica a quello sta accadendo”.
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