Genova. La possibilità di inserire il cognome del marito, accanto al nome delle cittadine italiane, sulla scheda e sui registri elettorali, esiste da 20 anni. Ma solo negli ultimi mesi il ministero dell’Interno ha fatto applicare, di default o non come opzione, questa possibilità.
Così è successo a tante italiane, anche elettrici all’estero, di trovarsi sulla scheda elettorale (o anche solo sul registro firmato al seggio) indicate non solo come individui, ma come individui “in” qualcun altro, legate alla figura del marito.
Tra quelle italiane Iole Murruni, ex presidente municipio Valpolcevera, che pur felicemente sposata da 35 anni non ci tiene a essere, per lo Stato, “In Petrolati”. “Piccole cose forse che però fanno capire che si sta tornando indietro”, scrive su Facebook. La tessera è stata rilasciata dal Comune di Torriglia, nell’entroterra.
L’articolo 13 della legge 30 aprile 1999 n. 120 sulle “Disposizioni in materia di elezione degli organi degli enti locali, nonché disposizioni sugli adempimenti in materia elettorale” regola le modalità di istituzione della tessera elettorale.
In particolare, il DPR n.299 del 8/11/2000 sulle modalità di rilascio, aggiornamento e il rinnovo della tessera elettorale personale a carattere permanente, all’articolo 2 prevede che “per le donne coniugate il cognome può essere seguito da quello del marito”. “Può”. Non “deve”. E poi, se si tratta di ottimizzare il riconoscimento, perché non applicare la stessa regola agli uomini, inserendo il cognome della moglie?
Il caso era già scoppiato alcune settimane fa, quando ad accorgersi della novità erano state le elettrici italiane all’estero. Il Viminale, contatto da più agenzie di stampa, non ha mai fornito spiegazioni riguardo questa azione che, secondo alcuni, è “unilaterale”, “immotivata” e sminuisce il ruolo della donna nella società.