Genova. A 9 mesi esatti dal crollo del viadotto Polcevera, la Dia di Genova ha notificato un’interdittiva antimafia, emessa dal prefetto, nei confronti dell’impresa Tecnodem Srl, unipersonale con sede in Napoli, impegnata nelle attività connesse alla demolizione e ricostruzione del ponte Morandi, perché ritenuta permeabile ed esposta al pericolo di infiltrazione della criminalità organizzata di tipo mafioso.
La Tecnodem, che si occupa di demolizione industriale di materiale ferroso, a febbraio scorso è stata inserita tra le ditte sub-appaltatrici per la demolizione e la bonifica degli impianti tecnologici, per una cifra pari a cento mila euro. Il committente è la Fratelli Omini.
Amministratrice e socio unico della Tecnodem è Consiglia Marigliano, priva di titoli o esperienze professionali di settore, è consuocera di Ferdinando Varlese, pluripregiudicato 65enne di Napoli, e domiciliato a Rapallo, dipendente della stessa Tecnodem. Tra le condanne riportate da Varlese, emerge la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Napoli nel 1986 per associazione a delinquere. Tra i coimputati vi erano soggetti affiliati al clan “Misso-Mazzarella-Sarno”, già appartenente all’organizzazione camorristica denominata “Nuova Famiglia”, i cui boss di riferimento erano Michele Zaza e suo nipote Ciro Mazzarella. Sulla vicenda anche un tweet di Toninelli
Grazie alla Dia di #Genova. È la dimostrazione che i controlli di legalità sul grande cantiere funzionano anche con procedure estremamente snelle e semplificate. Andiamo avanti per il nuovo ponte sul Polcevera in trasparenza, efficienza e rapidità. pic.twitter.com/09m6qsBZq4
— Danilo Toninelli (@DaniloToninelli) 14 maggio 2019
Il sindaco e commissario per la ricostruzione Marco Bucci è in viaggio in direzione degli Stati Uniti per una missione istituzionale, ma sul sito della struttura commissariale, questa mattina, è apparsa una nota relativa al provvedimento. La struttura commissariale ha chiesto l’immediata risoluzione del contratto con l’azienda in questione. “Come previsto dal protocollo sottoscritto dal commissario per la ricostruzione Marco Bucci e il prefetto di Genova Fiamma Spena, dato il provvedimento interdittivo adottato dalla Prefettura nei confronti dell’impresa Tecnodem srl – si legge – la struttura commissariale ha provveduto a chiedere l’immediata risoluzione del contratto in essere all’Ati di demolizione, di cui la stessa azienda era un subappalto con incarico di “demolizione e bonifica di impianti tecnologici”.” Sempre nella notte si legge che “al provvedimento si è arrivati anche grazie all’efficienza degli attenti controlli svolti, puntualmente eseguiti nei confronti delle aziende che orbitano attorno al cantiere di demolizione e ricostruzione del Viadotto Polcevera”.
Tornando al curriculum di Varlese, altra sentenza rilevante è quella della Corte d’Appello di Napoli del 2006 per estorsione tentata in concorso, con l’aggravante di aver commesso il fatto con modalità “mafiose”, da cui si evincono in maniera circostanziata i legami di Varlese con il sodalizio camorristico “D’Amico”, cui risulta legato da rapporti di parentela.
Alla luce di tali accertamenti svolti dalla Dia, la Prefettura di Genova ha ritenuto che il complesso degli elementi di permeabilità criminale fosse tale da porre l’impresa in una condizione di potenziale asservimento – o comunque di condizionamento – rispetto alle iniziative della criminalità organizzata di stampo camorristico.
L’attività odierna si inserisce nel quadro delle “Disposizioni urgenti per la città di Genova”, che ha individuato la Dia come punto di snodo di tutti gli accertamenti antimafia. Fino a oggi, infatti, sono stati eseguiti controlli, con la collaborazione delle forze di polizia territoriali, su 92 società e 4.062 persone fisiche impegnate nella ricostruzione del “ponte Morandi”.
La Fratelli Omini, capofila dell’ati dei demolitori, attraverso un comunicato, dichiara intanto che “prende atto di quanto comunicato dalla struttura commissariale nella tarda serata di ieri, per quanto di riferimento alla società Tecnodem srl affidataria di un contratto di subappalto”. L’Ati precisa, inoltre, che prima dell’inizio dei lavori aveva presentato alla committenza tutta la documentazione richiesta e prevista ai fini delle verifiche antimafia per ottenere il permesso al subappalto delle relative attività.
Alla luce di quanto emerso dalle indagini svolte dalla prefettura di Genova e in seguito alla conseguente comunicazione ricevuta in data 13 maggio 2019, l’ati nel totale rispetto e ottemperanza delle prescrizioni ricevute, ha già provveduto all’immediata risoluzione del contratto di subappalto e all’allontanamento della società in questione.