L'unione fa la forza

Servitù e flash mob, il ponente unito scende in strada per la riqualificazione

Cinque manifestazioni in contemporanea lanciate per sabato mattina

Passeggiata del ponente in lungomare Canepa
Foto d'archivio

Genova. Il ruggito del Ponente, parte seconda: sabato mattina tutte le delegazioni scenderanno in strada per chiedere, attraverso un flash mob, il rispetto del territorio e una riqualificazione divenuta non più rimandabile.

E’ la seconda manifestazione che vede tutte le realtà ponentine unite per respingere nuovi progetti e nuove servitù, e ribadisce, per chi avesse dei dubbi, che quella mezza città è unita nella determinazione di non concedere più un centimetro di territorio per devastazioni ambientali finalizzate ad uno sviluppo economico considerato “fallimentare”.

La prima manifestazione è stata qualche settimana fa in Lungomare Canepa, uno dei tanti simboli di una mancata progettazione urbana che sappia unire necessità con diritti dei residenti, e che ha nella sua storia la scelta di localizzazione di servitù industriali e infrastrutturali comuni a tutto il ponente genovese: chilometri di spiagge cancellate per fare spazio ad una industria che oggi, esaurita o quasi il suo ciclo vita, sta lasciando eredità troppo pesanti.

Il flash mob si articolerà in cinque location distinte, alle 10,30 di mattina, in contemporanea a
Cornigliano – Rotonda di Via San Giovanni D’Acri, Palmaro – Pra’ – Via Pra’, 171r ( Oreficeria Ferrando ), Pegli – Via Pegli, 70 (Bar Risveglio), Pra’ – Via Pra’ angolo Via Cordanieri e Sampierdarena – Via Sampierdarena, 34 – presso Municipio Centro Ovest

“Per mitigare gli effetti delle servitù esistenti – si legge nel comunicato che lancia l’iniziativa – ed ovviare a nuove devastazioni ambientali ed ai conseguenti problemi di sicurezza e rischi per la salute di tutti i cittadini”. Ecco le questioni sul tavolo:

Voltri, vedrà sventrata Villa Duchessa di Galliera e dovrà vigilare sull’espansione ad ovest del porto di Pra’ ed a sud, oltre la diga foranea, del c.d. Bruco e rinunciando alla sua spiaggia e al suo affaccio al mare.

Palmaro, sta subendo l’ampliamento della ferrovia a sei binari, funzionali alla circolazione di nuovi treni merci con conseguente movimentazione h.24 sotto le case degli abitanti del luogo, già vessati dal via-vai di migliaia di camion portacontenitori diretti in porto. Al momento nessuna fascia di separazione tra porto industriale e città.

Palmaro, Prà e Pegli convivono costantemente con meganavi e migliaia di camion fonte di rumore e gas tossici generati dai loro motori. Si prospetta il rischio di espansione del porto a levante, il settimo modulo, con interramento del mini specchio di mare ancora esistente, nonché la collocazione di depositi chimici o containers.

Val Varenna, i camion transitano diretti alla cava Piana di Carlo e che spesso non sono adeguatamente coperti. A tutti questi problemi si aggiunge la questione del materiale conferito nella cava che ormai da tempo è diventata una discarica.

Multedo convive con i depositi chimici in mezzo alle case mentre tutto il Ponente subisce il ricatto dei settanta posti di lavoro di Carmagnani e Superba. Proprio impossibile bonificare le aree e ricollocare utilmente in porto i suddetti lavoratori?

Cornigliano, nonostante una parziale riqualificazione, potrebbe veder collocato un deposito di GNL (Gas Navale Liquido) ed ospiterà il nuovo depuratore che lavorerà i reflui di 300.000 cittadini genovesi. Subisce gli effetti nefasti della nuova Gronda Mare in termini di inquinamento ambientale ed acustico.

Sampierdarena, vive il travagliato rapporto con la nuova Gronda Mare autostradale che si assomma nevralgicamente al traffico portuale, ferroviario ed aereo. Si appresta ad un maxi ampliamento del porto per ospitare le super portacontainers cinesi con gravi conseguenze ambientali. Ospita 5 dei 12 siti a Rischio di Incidente Rilevante di Genova (RIR).

Fegino e Borzoli, deposito di idrocarburi teatro dello sversamento di 700 mila litri di petrolio il 17 aprile 2016, emissioni da movimentazione idrocarburi. Ex Eltin azienda meccanica abbandonata da oltre 30 anni con presenza sui tetti di eternit fatiscente tanto. Dietro ai giardini Montecucco salita al lago altro edificio ex opificio archeologia industriale area Fossati ora sotto sequestro. Depositi di container e relativo impatto sul traffico in strada pericolosa e priva di marciapiedi.Poi ovviamente discarica a 700 mt di altezza di monte Scarpino.

Certosa, con discariche tossico nocive, Via Piombelli e Via Manuseto l’azienda dei depositi dei fanghi delle bonifiche, i cantieri del parco ferroviario. Ormai Certosa insieme a Sampierdarena e, precisamente Via W. Fillak, è sinonimo di Ponte Morandi ovvero di morti, sfollamento, chiusure attività, licenziamenti, detriti e rischio amianto.

Rivarolo, deposito di Amiu dove c’è uno stoccaggio all’aperto della frazione umida raccolta presso le grandi utenze quindi ora mensa per gabbiani. In via Ferri lavori fermi per il nodo ferroviario con data di fine lavori inesistente.


Teglia, di fronte a mercatone uno, ora chiuso, c’è area Miralanza enorme area abbandonata da decenni. 
 Trasta, ci sono gli scavi per i lavori del terzo valico montagna distrutta.

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