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Lirica for dummies: Tosca, l’opera degli eccessi al Teatro Carlo Feliceevento

Lo spettacolo è in scena al Teatro Carlo Felice dal 2 al 12 maggio

tosca

Genova. Tre atti per consumare un dramma, anzi una tragedia, che però è destinata a restare nel cuore e nella memoria, non solo uditiva dello spettatore. “Uno dei banchi di prova più sfidanti”, dice il soprano Donata D’Annunzio Lombardi, “un’opera che è di un contemporaneo micidiale – commenta il baritono Alberto Gazale – su cui oggi avrebbero imbastito morbose trasmissioni tv”.

Tosca“, di Giacomo Puccini è un titolo la cui eco è riuscita ad arrivare anche a chi non ha mai masticato di lirica. Si tratta di una delle opere tra le più rappresentate al mondo, merito delle sue arie immortali e forse proprio degli eccessi che si susseguono sulla scena: gelosia, torture, uccisioni, proposte indecenti, suicidio. Un susseguirsi di colpi di scena ricchi di emozione. Sarà in scena al Teatro Carlo Felice dal 2 al 12 maggio (ore 20 il 2 e il 7 maggio, ore 15.30 il 4, 5 e 12 maggio).

Il “villain” della situazione, il barone Scarpia, è davvero uno dei cattivi più cattivi che abbiano calcato il palcoscenico e lo odierete proprio come succederà a Tosca.

Andiamo con ordine e partiamo da com’è nata quest’opera, musicata appunto da Puccini, ispirata da un dramma teatrale “La Tosca” di Victorien Sardou. Il libretto è di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, una garanzia di successo, visto che insieme firmarono per il compositore toscano anche La Bohème e la Madama Butterfly (che al Carlo Felice conclude la stagione 2018/2019 a giugno). La prima rappresentazione si tenne a Roma, al Teatro Costanzi, il 14 gennaio 1900.

L’azione è ambientata a Roma, il 14 giugno 1800. Durante le rappresaglie nei confronti degli ex-repubblicani che simpatizzano per Napoleone Bonparte.

I protagonisti sono tre: la cantante lirica Floria Tosca (soprano), il pittore Mario Cavaradossi (tenore) e il Barone Scarpia, capo della polizia (baritono). Dall’assegnazione dei ruoli associati al registro vocale si può già intuire in che modo i tre saranno coinvolti l’uno con l’altro, ma andiamo con ordine.

Ecco la trama:

Angelotti, prigioniero politico in fuga, si rifugia nella cappella di famiglia grazie all’aiuto di sua sorella, la marchesa Attavanti. Proprio in quel luogo il pittore Cavaradossi sta dipingendo un affresco e per il volto della madonna usa quello di una donna devota della chiesa, ignorando che si tratta proprio della marchesa Attavanti. Lui però ha occhi solo per la sua amata Floria Tosca.

Angelotti esce dal nascondiglio troppo presto e viene scoperto da Cavaradossi, ma i due sono entrambi dalla stessa parte politica e il segreto dell’evaso è per ora al sicuro. Gli uomini sono interrotti dall’arrivo di Tosca: Angelotti si nasconde, mentre la cantante non nasconde la gelosia di vedere il volto di un’altra donna che non sia lei, ad aver ispirato il suo amato. Dopo averla rassicurata, Cavaradossi si dedica nuovamente ad Angelotti, che gli spiega come la sorella abbia pensato a tutto per farlo passare inosservato: delle vesti femminili per camuffarlo.

Nel frattempo la fuga di Angelotti viene scoperta e il barone Scarpia irrompe in chiesa. Trova un ventaglio femminile con lo stemma della marchesa e il ritratto con il volto della donna, così associa l’evasione alla complicità di Cavaradossi. In quel momento Tosca torna in chiesa e Scarpia le instilla il dubbio che il suo amato abbia in realtà una relazione con la Attavanti. Lei corre alla villa del pittore convinta di cogliere i due amanti sul fatto e non si accorge di essere seguita da Spoletta, uno degli agenti di polizia. Finisce così il primo atto.

Nella villa Spoletta trova solo Cavaradossi, che viene arrestato. Scarpia lo fa torturare, mentre costringe Tosca ad ascoltare i lamenti dell’amato. L’obiettivo è farle rivelare il nascondiglio di Angelotti. Alla fine lei cede. Nel frattempo l’esercito austriaco è stato sconfitto da quello di Napoleone, Cavaradossi urla di vittoria e Scarpia lo condanna a morte.

Il barone propone un vile ricatto alla donna: Cavaradossi avrà salva la vita se lei si concederà. Dopo diversi rifiuti e la notizia del suicidio di Angelotti, la cantante accetta pur di salvare la vita all’amato. Chiede però un salvacondotto per entrambi. Scarpia accetta e finge di accordarsi con Spoletta per una fucilazione a salve. Quando restano nuovamente soli, lei lo pugnala a morte. Non male per il secondo atto.

Cavaradossi è in cella e decide di scrivere un’ultima lettera a Tosca, che in quel momento entra nella prigione. Gli spiega della finta fucilazione e di come lui dovrà esser bravo a cadere nel momento giusto, simulando la morte. L’uomo viene portato a Castel Sant’Angelo e quando gli sparano cade a terra. Tosca attende che i soldati se ne siano andati prima di andare ad aiutare l’amato a rialzarsi, ma scopre con orrore che i proiettili erano veri e che Cavaradossi è morto. Nel frattempo Spoletta scopre che Scarpia è stato assassinato e corre di nuovo sul ponte per arrestare Tosca. La donna sale sul parapetto del ponte e si getta nel vuoto.

L’allestimento e il cast

Sul podio, a dirigere l’orchestra del Teatro Carlo Felice, ci sarà Valerio Galli, già apprezzato nel dittico Rapsodia Satanica/Gianni Schicchi. Il maestro annuncia che l’aria “vissi d’arte vissi d’amore” terminerà non con “perché me ne rimuneri così”, ma con “mi vuoi supplice ai tuoi piedi”, come nello spartito originario di Puccini (spesso questa parte viene detta dopo l’applauso).

La regia, è di Andrea Cigni, che nel 2015 ha vinto, come miglior regista, il primo oscar “social” con il Nabucco, è stato il più votato su Facebook nei “GbOscar per le eccellenze della lirica”. Cigni definisce questa Tosca molto cinematografica e confessa di aver fatto un lavoro notevole con i cantanti che diventano anche veri e propri attori.

Le scene sono state realizzate da Dario Gessati, i preziosi costumi (realizzati da una sartoria specializzata in abiti cinematografici usati spesso anche nei titoli di Luchino Visconti) sono di Lorenzo Cutùli e le luci di Fiammetta Baldiserri. L’allestimento proviene da Teatri di OperaLombardia e Fondazione I Teatri di ReggioEmilia.

Il soprano uruguaiano Maria Josè Siri sarà Tosca nel primo cast, si alternerà con Donata D’Annunzio Lombardi (Floria Tosca), Murat Karahan, Diego Torre e Jorge de León interpreteranno Mario Cavaradossi, Alberto Gazale, Devid Cecconi e Carlos Álvarez saranno il terribile Scarpia. John Paul Huckle (Angelotti), Matteo Peirone (Sagrestano), Didier Pieri (Spoletta), Ricardo Crampton (Sciarrone) e Antonio Mazza che si alternerà con Alessio Bianchini nel ruolo del carceriere e in più, le voci bianche di Denise Colla, Manuel Meledina e Eliana Uscidda (un pastorello).

Le arie celebri

Sono un tris di sicuro effetto, una per atto.

“Recondita armonia” è cantata da Cavaradossi mentre dipinge in chiesa: spiega al sacrestano la differenza tra la bellezza dell’amata Floria Tosca, bruna, e della donna che ha usato per ispirarsi nel dipinto, bionda. Qui interpretato da uno dei più grandi tenori del Novecento: Franco Corelli

Nel secondo atto Tosca si concede una riflessione intima e amara, proprio alla fine del dialogo con il barone Scarpia, quando questi la ricatta. “Vissi d’arte, vissi d’amore” qui è cantato da Maria Callas. Se non vi emozionate su questo, avete un bidone della spazzatura al posto del cuore (cit.)

Nel terzo atto Cavaradossi è in cella il giorno prima di essere fucilato. Rievoca gli incontri amorosi notturni con Tosca e si dispera per la fine imminente. “E lucevan le stelle”, in questo caso è interpretato da Luciano Pavarotti

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