Punti di vista

Le donne dell’opera “sul lettino” della psicologa, al Carlo Felice ciclo di incontri con Gianna Schelotto

Da Santuzza, a Nedda a Cio-Cio-San tutte hanno qualcosa da raccontare, anche oggi, oltre il libretto

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Genova. Teatro e psicologia: si può fare. Altroché. Il Carlo Felice di Genova dedica nelle prossime settimane un ciclo di incontri alle quattro protagoniste dell’ultimo scorcio di stagione operistica: il 18 aprile si parlerà della passione di Tosca, il 22 maggio sarà affrontata la gelosia di Santuzza (Cavalleria rusticana) e l’infedeltà di Nedda (Pagliacci) mentre il 6 giugno l’angelica Cio-cio-san sarà al centro del dibattito con la sua dolcezza e la sua incrollabile fiducia in uno degli uomini più insulsi del teatro, l’americano Pinkerton.

I tre incontri si svolgeranno presso l’Auditorium Montale alle 17.30 con ospiti a tema. L’ingresso è libero sino a esaurimento dei posti disponibili. Il progetto è stato realizzato grazie alla collaborazione di Gianna Schelotto, psicologa, giornalista e scrittrice.

“Queste leggendarie signore – ha dichiarato la Schelotto – sono a prima vista diverse tra loro per sorte, appartenenza, carattere: in Tosca commuove la passione, in Santuzza l’implacabile gelosia, Nedda muore di infedeltà e Cio-cio-san di attesa tradita. Ma pur nella diversità, tutte hanno subito un tragico destino perché ciascuna di loro ha vissuto un tipo di amore che amore non è. Fino all’ultimo respiro queste signore sono abitate dall’idea che amare significhi darsi all’altro senza risparmio di sé e che un rapporto amoroso possa impunemente trasformarsi in delirio o, come si diceva nell’800, in perdizione. Il numero di donne che nel melodramma “non muoiono nel loro letto” è grande come è grande e creativa la varietà dei modi scelti dagli autori per farle morire”.

“Chi si butta dalle mura del castello, chi si avvelena – continua la psicologa – chi viene soffocata, chi sgozzata per mano di un grande amore. Le più fortunate sembrano Violetta e Mimì che muoiono di tisi. Ma, si dirà, senza amore e morte che melodramma sarebbe? Noi credevamo che certi amori femminili, eternamente infelici, fossero testimonianza del passato ma a leggere le cronache di oggi nasce il sospetto che qualche traccia di essi percorra ancora, insidiosa e sommersa, la vita delle donne di oggi. A leggere le cronache recenti sembra che ci sia qualcosa di arcaico e inesorabile in certi legami sentimentali che cominciano con l’amore e finiscono con la morte”.

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