Sanità

La storia di Giulia: “Grazie ai medici non obiettori del San Martino, non mi hanno lasciata sola nell’incubo dell’aborto”

Pubblichiamo la lettera di ringraziamento di una lettrice, nella sua storia un tema importante: la percentuale troppo alta di medici non disposti a praticare l'interruzione di gravidanza nelle strutture pubblico

ospedale san martino

Genova. Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Giulia, una giovane donna genovese che nei giorni ha attraversato un’esperienza tragica, la perdita della bimba che portava in grembo, e che solo grazie alla disponibilità e umanità di alcuni medici ha potuto portare a termine, senza ulteriori traumi e sofferenze, una necessaria interruzione di gravidanza. Sullo sfondo una problematica molto sentita, ancora di più in questi giorni di turni ridotti in ospedale, quella della percentuale troppo alta di medici obiettori, specialmente nelle strutture ospedaliere pubbliche che dovrebbero garantire il servizio per legge.

“La mia storia è questa – scrive Giulia – qualche giorno fa (esattamente il 15/4) dopo una visita di routine presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia al San Marino, i medici hanno scoperto che la bambina che portavo dentro di me (Sofia) aveva una grave malformazione al cuore.
Subito, i dottori e il personale tecnico si sono arrivati per prendere un appuntamento a mio nome presso il Gaslini per ulteriori accertamenti (un grazie particolare in questo caso va alla Dottoressa De Biasio). 
Esattamente due giorni dopo (il 17/4) io e il mio compagno eravamo lì, al Gaslini, e scoprivamo che le malformazioni cardiache erano davvero gravi. Ci hanno messo davanti tutti gli scenari possibili (davvero, davvero brutti) e abbiamo dovuto prendere una decisione difficilissima, che ci ha spezzato il cuore”.

“Il giorno successivo (18 aprile) eravamo di nuovo al San Martino per parlare con i medici di quanto ci avevano comunicato al Gaslini e per far sapere loro la nostra pesante decisione. 
Il personale sanitario del San Marino si è rivelato fantastico, non solo appoggiando la nostra scelta senza giudicare (anzi, comprendendoci e rassicurandoci di aver fatto la scelta migliore anche per Sofia), ma tutti si sono di nuovo messi in moto in modo immediato per iniziare la procedura per l’aborto terapeutico
Menzione particolare va fatta per la dottoressa Gabbi, che si è prodigata per trovare una stanza libera in reparto per me e per trovare medici non obiettori che potessero seguirmi in questi percorso”. 

Essendo però sotto Pasqua, nessuno si è reso disponibile, così la dottoressa Gabbi, rinunciando al suo tempo libero e al suo riposo si è messa in prima persona a disposizione, velocizzando le procedure per il ricovero e presentandosi lei stessa il giorno dopo in ospedale, cosicché io potessi essere immediatamente ricoverata.
Forse per chi non ha subito quanto ho passato io, può sembrare che un giorno più o un giorno meno di attesa per iniziare la procedura non cambino nulla…ma non è così. Prima di tutto perché essendo io già di 21 settimane, non avevo tempo da perdere in quanto la legge italiana non permette l’aborto dopo la 22 settimana (solo in alcuni rari casi si aspetta fino alla 24). Inoltre, sentire Sofia muoversi dentro di me, pensare che non ci sarebbe più stata da lì a pochi giorni, era una sofferenza mentale che pochi possono comprendere. 
Per fortuna i dottori al San Martino hanno capito il mio dolore e mi hanno aiutata (grazie ancora Dottoressa Gabbi!)”.

“In ogni caso, venerdì 19 sono stata ricoverata al San Martino, dopo aver sostenuto la visita psichiatrica con la Dott.ssa Penati, la quale si è rilevata persona comprensiva e anche lei si è prodigata per velocizzare le operazioni di ricovero. 
Entrata in reparto, il personale mi ha portata subito nella mia stanzetta singola, che è stata il mio mondo per 3 lunghi giorni, fino al 21/4 quando la procedura è terminata. 
In questo lungo periodo i dottori e tutto il personale che regolarmente mi controllava o semplicemente mi faceva visita è stato sempre davvero premuroso e gentile. I medici, le infermiere, le ostetriche, gli anestesisti e tutto il personale sanitario si sono dimostrati delle persone non solo preparate a livello tecnico, ma straordinarie a livello umano. 
Hanno sempre trovato tempo per farmi sorridere, rassicurarmi, tenermi la mano nei momenti più difficili, asciugarmi le lacrime quando non pensavo di farcela, farmi coraggio e consolarmi facendomi capire che non ero sola, che non succedeva solo a me quella cosa così brutta. Che l’avrei superata.
Quindi, vi dico grazie. Grazie dal profondo del mio cuore. Grazie perché avete cercato di rendere un momento così terribile il meno traumatico possibile per me, standomi vicina e aiutandomi a superare il dolore sia fisico che psicologico. Siete delle persone speciali.
Spero di incontrarvi tra qualche tempo per motivi più felici.
Vorrei cortesemente che pubblicaste questo mio scritto.
Grazie mille”.

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