Le indagini

Ex collaboratore di giustizia freddato a Chiavari: tra le ipotesi dissidi per debiti non saldati legati ai Compro oro

A ucciderlo forse un colpo di revolver di piccolo calibro, ma le risposte arriveranno dall'autopsia di venerdì. Nei mesi scorsi problemi e liti con parenti e conoscenti per motivi economici, ma tutte le ipotesi restano aperte

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Genova. Potrebbe esserci una vendetta per debiti non pagati legati all’attività di gioielleria/ Compro oro all’origine dell’omicidio avvenuto ieri sera intorno alle 20 di Orazio Pino, ex sicario del clan dei Santapaola ed ex collaboratore di giustizia, che viveva da tempo nel Tigullio.

Secondo quanto appreso la moglie e le figlie dell’uomo avrebbero riferito agli investigatori della squadra mobile di alcuni dissidi con parenti e conoscenti che erano avvenuti nei mesi scorsi.

Pino, che aveva chiuso i conti con la giustizia solo all’inizio di aprile (aveva ottenuto la libertà vigilata nel 2014, dopo svariati omicidi di mafia) e che nel 2009 era uscito dal programma dei collaboratori di giustizia in cambio di una “liquidazione” che gli aveva consentito di avviare un’attività commerciale, lo scorso anno era stato anche denunciato da una socia con cui aveva aperto e poi chiuso una gioielleria per appropriazione indebita.

Avrebbe sottratto qualche migliaio di euro di preziosi che la donna riteneva di sua proprietà. Proprio di recente, tuttavia, la vicenda era stata definitivamente archiviata dal tribunale di Genova.

Gli investigatori della squadra mobile, coordinati dal dirigente Marco Calì e dal capo dello Sco Alessandro Carmeli, stanno visionando decine e decine di telecamere per capire cosa sia successo al quinto piano del silos della Conad, in corso Dante a Chiavari, dove Pino aveva affittato un posto auto e ieri sera, come ogni sera, era andato a riprendere la macchina dopo la chiusura del negozio Isola Preziosa.

Fino all’autopsia che il sostituto procuratore Silvia Saracino affiderà venerdì mattina non è certa nemmeno l’arma del delitto: quel che è chiaro è che il corpo dell’uomo, trovato supino in terra accanto alla macchina, presenta un piccolo foto nella zona della nuca e nessun foro di uscita. E in zona fino ad ora non sono stati trovati bossoli. Quindi o il killer ha raccolto il bossolo e lo ha gettato lontano o ad uccidere Pino è stato il colpo di un revolver di piccolo calibro. O ancora, non si può escludere che sia stato un oggetto appuntito.

Visto il passato “pesante” della vittima, al momento nessuna ipotesi è esclusa: né la vendetta di mafia, né la rapina finita male (anche se addosso al cadavere è stato trovato il portafoglio con i soldi), ma la pista più accreditata – anche se gli investigatori mantengono il più stretto riserbo – potrebbe essere proprio quella legata alla sua attuale attività economica e a qualcuno rimasto evidentemente “scontento” di qualche affare.

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