15 marzo

Venerdì gli edili scendono in piazza: “In Liguria persi 7 mila posti in 10 anni”

Sciopero generale che coinvolgerà cantieri, fabbriche del legno, cave, fornaci e cementerie

edili, sciopero e corteo
Foto d'archivio

Genova. Saranno 500 i lavoratori liguri che andranno a Roma in occasione dello sciopero generale delle costruzioni, a rappresentare la gravissima situazione di un comparto che, negli ultimi 10 anni ha perso 7 mila posti e circa 4mila imprese. Una crisi che sembra senza fine e che ha convinto i sindacati Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil a proclamare per il 15 marzo uno sciopero generale che coinvolgerà cantieri, fabbriche del legno, cave, fornaci e cementerie.

“Erano 25 anni che non si svolgeva uno sciopero generale della categoria – dice Federico Pezzoli, segretario generale di Fillea Cgil – ma adesso la situazione è veramente al collasso. Al governo chiediamo di sbloccare i cantieri, puntare sulle grandi opere perché questo è l’unico sistema per uscire dalla crisi”. I numeri, che sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa, sono infatti particolarmente drammatici.

“Nel 2009 gli iscritti, in Liguria, erano oltre 20mila, a fine 2018 erano 13.500 – spiega il segretario di Feneal Uil, Mirco Trapasso – con un fenomeno trasversale, che vede una media del 40% di posti di lavoro persi in tutto il territorio ligure. A questo si aggiunge una fuga dal contratto edile che ha portato una parte delle persone che hanno perso il lavoro, circa 1500, a trasformarsi in artigiani, con finta partita iva, o con contratti più economici, da quello metalmeccanico a quello agrario”.

Tra i temi portati avanti dai sindacati, quindi, la richiesta forte per aprire cantieri che sono ancora bloccati, dalle grandi opera a quelli per il dissesto idrogeologico, dal rischio sismico, ai fondi per la ristrutturazione delle scuole. “L’opera più importante, secondo noi, è la gronda – sottolinea il segretario Generale di Filca Cisl Liguria, Andrea Tafaria – che è già finanziata e appaltata, che doveva partire entro fine ottobre, ma che è stata messa in discussione dal governo dopo il crollo di ponte Morandi. Solo questa, che prevede 5 grossi cantieri, potrebbe dare lavoro a  circa 1500 lavoratori edili, più l’indotto per un totale di 6 mila lavoratori in 10 anni”. 

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