L'ordinanza

Tragedia di via Borzoli, il gip: “Imperizia e imprudenza da parte del poliziotto, ecco perché va processato”

Respinta la richiesta di archiviazione del pm. Andrà a processo per omicidio colposo. Ha sparato sei colpi, tutti mortali

fiaccolata per jefferson tomalà

Genova. “Imprudenza e imperizia”. Con queste parole il gip Angela Borzone descrive l’azione dell’agente di polizia che nel giugno scorso ha ucciso con sei colpi di pistola il 22enne Jefferson Tomalà.

Il gip che ha respinto con lo strumento dell’imputazione coatta la richiesta di archiviazione formulata dal pm Walter Cotugno (alla richiesta si erano opposti i famigliari della vittima difesi dagli avvocati Tonnarelli), nell’ordinanza chiarisce come l’uso dell’arma sia stato legittimo per salvare il collega che il 22enne, fuori di sé dopo che gli era stato spruzzato in faccia il gas urticante, aveva accoltellato: “Nell’azione sono apprezzabili i requisiti della legittima difesa con il superamento tuttavia dei confini che le sono propri – dice il giudice – l’intervento era decisamente imposto dalla necessità di salvaguardare l’integrità fisica del collega ferito e sanguinante e […] una volta preso il via l’intervento, verificata l’inefficacia anche dell’utilizzo dello spray a fronte dell’azione violenta posta in essere con arma da taglio impugnata in un contesto oppositivo da chi ormai aveva perso ogni barlume di lucidità e colpiva ripetutamente in parti vitali l’avversario diventava altrettanto legittima la reazione anche con l’utilizzo dell’arma di ordinanza”.

Tuttavia per il gip “altrettanto certo risulta come l’agire” del poliziotto “ebbe a travalicare i limiti che connota l’esistenza della causa di giustificazione” vale a dire della legittima difesa”. L’agente infatti – scrive il gip – ha sparato tre colpi al tronco ed altri tre in rapida successione tutti diretti ad organi vitali: ognuno dei colpi era da solo potenzialmente mortale, come ha spiegato la perizia medico legale. L’azione per il giudice denota “imprudenza e imperizia”. “Una pur minima professionalità – dice – avrebbe dovuto imporre l’esplosione di un sol colpo e non in direzione di parti vitali”.

E a poco vale per il giudice la difesa del giovane poliziotto che “a propria discolpa ha detto che la ridotta visibilità dovuta dalla presenza de gas urticante non consentiva una precisa individuazione del bersaglio”. Semmai dice il gip è il contrario: la mancata visibilità “avrebbe dovuto imporre maggior cautela”.

Il giudice ha quindi chiesto al gip di formulare l’imputazione di omicidio colposo: sarà il processo a dire a questo punto se ci sia stata o meno eccesso di legittima difesa. Era stata la mamma di Jefferson a chiamare i soccorsi, il 118 tramite il numero unico, spiegando che il figlio era barricato in camera con un coltello: voleva vedere la fidanzata dopo l’ennesima lite, e la mamma temeva volesse farsi del male. I medici come da prassi hanno avertito la polizia. Dopo ore di attesa per un tso che non arrivava, mentre Jefferson spaventato dalla presenza di tanti agenti in divisa in camera sua, i poliziotti avevano deciso di intervenire per disarmarlo di quel coltello che stringeva sotto la coperta.

La situazione era degenerata: Jefferson si era alzato in piedi brandendo il coltello e l’utilizzo dello spray urticante da parte dello stesso poliziotti che ha poi esploso i colpi mortali, avevano creano solo confusione nella stanza e rabbia nel 22enne che ha reagito colpendo violentemente il collega anziano di Jefferson. Da lì la scelte del giovane poliziotto, di estrarre l’arma uccidendo il 22enne con 6 colpi di pistola.

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