Diritti e dignità

Terzo Settore, lavoratori si uniscono per difendere professione e salari. Domani la prima assemblea

La categoria, che a Genova conta circa 6 mila addetti, oggi è praticamente de-sindacalizzata

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Foto d'archivio

Genova. Le lavoratrici e i lavoratori del sociale provano ad organizzarsi, creando una rete solidale finalizzata alla tutela professionale e salariale. La prima assemblea allargata si terrà mercoledì al Teatro degli Zingari, alle 18: il primo passaggio per condividere “tra colleghi” le motivazioni alla base della lotta.

E le motivazioni sono molteplici: il comparto a Genova fa registrare circa 6 mila posti di lavoro, diversificati nei diversi ambiti. Una categoria ad oggi non direttamente sindacalizzata e che sta scontando i lasciti dell’esternalizzazione dalla gestione pubblica in un contesto oggi di “vacche magre” e bandi al ribasso.

Un settore molto ampio, che comprende diverse tipologie di intervento professionale, dalla assistenza anziani ai progetti scolastici in supporto a ragazzi in difficoltà, dalle comunità per minori al lavoro con le disabilità. Difficile riassumere tutte le diverse tipologie educative. Un “mondo” che attraversa trasversalmente la strutturazione della nostra società: questo comparto, il cui essere interfaccia con dinamiche sociali sempre più “di frontiera” e sempre più fluide lo rende di interesse pubblico, è schiacciato oggi dalla precarizzazione contrattuale e dalla mancanza di tutele e prospettive.

Da qua nasce la necessità di organizzare una forma di organizzazione con intenti sindacali, intesi nelle migliori delle accezioni: difesa dei diritti dei lavoratori, difesa del salario e difesa della dignità professionale. Un impulso che segue il solco della Rete Nazionale degli Operatori Sociali, nata nel 2013 come coordinamento nazionale di gruppi organizzati di lavoratrici e lavoratori del sociale, per provare a contrastare “le politiche di smantellamento dello stato sociale in atto”.

Domani inizia la storia del capitolo genovese: un’assemblea che vuole per prima cosa far conoscere il progetto “ai colleghi”, e per mettere sul tavolo un percorso condiviso che abbia come obiettivo quello di invertire la rotta di un barca che, volenti o nolenti, ci trasporta tutti.

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