Genova. “Abbiamo salvato il monumento, abbiamo contribuito a trovare sponsor che lo hanno rilanciato, abbiamo accompagnato la sua rinascita e lo abbiamo gestito come se fosse nostro, adesso occorrerebbe strutturare la gestione”. Andrea De Caro, portavoce dei Giovani urbanisti – Fondazione Labò e promotore dell’associazione Amici della Lanterna, ma anche figlio dell’ultimo guardiano del faro genovese, segnala un importante ulteriore passo alla pubblica amministrazione per la valorizzazione del complesso monumentale della Lanterna di Genova.
“Dopo cinque anni abbiamo più che duplicato i visitatori, oggi 20 mila all’anno, abbiamo messo insieme una rete di 50 realtà che supportano la Lanterna, abbiamo trovato i fondi per migliorare il sistema energetico abbattendo i costi del 70% – spiega De Caro, elencando solo alcuni dei risultati raggiunti – abbiamo dotato il faro del wifi e di una app, abbiamo coinvolto associazioni e cittadini per creare un calendario di appuntamenti ricchissimo, ora ci sarà il restauro dello stemma grazie a uno sponsor, e abbiamo i fondi del ministero in arrivo e quelli della compagnia di San Paolo, che permetteranno altre novità importanti”.
Ma non basta. “Un museo non si può basare sull’opera di volontariato – spiega De Caro, sottolineando che su decisione del Cda della Fondazione Labò le cose se non cambieranno non si esclude un passo indietro da parte della fondazione Labò – serve un’organizzazione strutturata, con personale dipendente”.
Da parte del Comune di Genova, recentemente, alcuni passi in direzione della riscoperta del monumento: la cartellonistica stradale e un bus navetta per i turisti. “Tutto molto positivo, siamo fiduciosi che con l’inserimento della Lanterna all’interno del Mu.MA e la crescente attenzione del Comune, continueremo nella giusta direzione – continua De Caro – ma adesso serve una vera svolta, il nostro ruolo era quello di salvare la Lanterna, e lo abbiamo fatto, adesso è senz’altro tempo di andare verso una gestione oggettiva e programmata sul medio lungo periodo.