Genova. Hanno lavorato per giorni tra le macerie di ponte Morandi, alla ricerca di sopravvissuti o vittime, e indossavano mascherine non adatte all’utilizzo in presenza di fibre di amianto o altre polveri sottili, e indumenti generici e mai sottoposti alle procedure di decontaminazione. Sono molte, troppe, le misure di prevenzione e di tutela della salute che non sono state messe in atto nelle settimane dopo il 14 agosto nella convinzione, avvalorata dalle rassicurazione delle autorità (il comando provinciale del corpo, l’Arpal e l’Asl, oltre alla amministrazione comunale) sul fatto che di amianto, tra i detriti del Morandi, non ce ne fosse.
Per questo il sindacato autonomo dell’Usb ha depositato in procura a Genova un esposto rispetto ai possibili rischi a cui sono stati sottoposti i vigili del fuoco e gli altri operatori delle diverse categorie – in tutto fino a 3500 persone – per la presenza di amianto all’interno di ponte Morandi.
“L’esposto ha l’obbiettivo di denunciare l’omissione di controllo che c’è stata fino a questo momento e la mancata prevenzione che ne è derivata – dice Maurizio Rimassa, coordinatore regionale dell’Usb – ma anche chiedere che siano attivate al più presto le procedure a tutela della salute previste dalla normativa nazionale sia per quanto riguarda l’amianto sia per tutte le altre sostanze potenzialmente nocive”. Infine l’iniziativa vuole ampliare il discorso con la richiesta del riconoscimento della categoria di lavoro usurante ai vigili del fuoco. L’esposto si somma a quello già accolto dalla procura e presentato dal comitato Liberi cittadini di Certosa.
“Abbiamo segnalato la possibile presenza di amianto già nel mese di agosto – ricorda Stefano Giordano, Usb vigili del fuoco di Genova – anche tenendo conto del periodo di costruzione del ponte, abbiamo chiesto a tutti gli enti preposti che si attivassero per ulteriori controlli e verifiche e solo pochi giorni fa abbiamo scoperto che anche se in misura minima l’amianto c’è e per noi, se c’è anche una sola fibra, non esiste il rischio zero”.
L’Usb ricorda che una situazione fotocopia, per gli operatori della sicurezza, è accaduta nel caso degli interventi dopo il terremoto ad Amatrice. Nella fase cosiddetta di emergenza i vigili del fuoco operano in deroga a qualsiasi normativa, ma non essendo stata certificata la presenza di amianto nelle settimane successive non si sono prese le misure necessarie, come l’uso di indumenti appositi, o la decontaminazione prima del rientro in caserma.
“E’ stata dimostrata grande preoccupazione sullo smaltimento dei detriti del ponte e sulle tecniche di demolizione e ricostruzione – dice Davide Palini, coordinatore regionale Usb vigili del fuoco – ma non abbastanza sulle condizioni dei lavoratori, sui rischi che corrono, così come i cittadini che abitano o lavorano nelle vicinanze dei cantieri”. “Non è stata usata chiarezza su un tema delicatissimo – conclude Giordano – è la cosa più grave che si potesse fare”.